Ci sono un’inglese, una brasiliana e una scozzese… sembra l’inizio di una barzelletta e invece c’è poco da ridere.
Sono le varianti Covid-19 presenti nella nostra penisola e che fanno molto preoccupare.
Non tanto (almeno non sembra) perché più letali ma perché molto più contagiose. E i bambini sarebbero il ‘vettore’ preferito da queste mutazioni. Del resto il virus fa il suo mestiere, così come da qualche milione di anni: cerca di essere un’ospite il più discreto possibile. Proprio come il raffreddore, per esempio. E nei minori di 14 anni queste nuove varianti spesso si comportano esattamente così: raffreddore, mal di gola, al massimo qualche linea di febbre ma niente di più.
Ma su genitori e soprattutto sui nonni gli effetti possono essere invece, come ben sappiamo, molto più gravi.
Quali sono le mutazioni accertate presenti in Italia?
Eccole:
Variante inglese B.1.1.7
Prime notizie in Spagna, estate scorsa. Ha infettato diversi turisti della Gran Bretagna. Da lì, dopo mesi di incubazione e ulteriori mutazioni, arriva nel nostro paese attraverso la Svizzera, pare già lo scorso novembre. è al momento la più diffusa in Italia: segnalata ormai in quasi tutte le regioni si propaga rapidamente: in Campania l’incidenza è salita dal 7 al 20% nel giro di un paio di settimane. In Lombardia, dove rappresenta oggi 30% dei tamponi positivi, si stima possa salire al 60-80% entro la fine di Febbraio. Sono i focolai che hanno costretto Regione Lombardia a dichiarare ‘zona rossa’ quattro Comuni dalle 18 del 17 febbraio. Altra regione colpita duramente dalla variante inglese è l’Umbria, per due terzi ormai ‘zona rossa’.
Variante brasiliana P1
Meno diffusa, è presente soprattutto al centro Italia, in particolare in Umbria e Abruzzo. Dai primi studi, sembrerebbe più resistente alle terapie e ai vaccini fin qui sviluppati.
Variante sudafricana B.1.351
Poco diffusa è guardata con molta attenzione dal mondo scientifico perchéritenuta la più aggressiva. Sei casi accertati: cinque in Alto Adige, uno in Liguria.
Variante ‘napoletana’ B.1.525
Individuata nell’ambito di una ricerca dell’Istituto Pascale e dell’Università Federico II di Napoli, è ancora semi-sconosciuta. Finora, infatti, ne sono stati individuati soltanto 32 casi in Gran Bretagna e pochi altri casi sparsi in Nigeria, Danimarca e Stati Uniti. Sembrerebbe simile a quella inglese.
Variante scozzese N439K
Il primo caso italiano della mutazione scoperta per la prima volta in Scozia risalirebbe a una settimana fa, a Trieste, mentre altri due casi sarebbero stati individuati dal 16 febbraio in provincia di Varese. Pochissimi i dati disponibili ma sembra la prima ‘variante della variante inglese’ conosciuta.
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