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I ribelli jiahdisti conquistano Damasco: “Il tiranno Bashar al-Assad è in fuga”. I tre scenari possibili in Siria

Pubblicato il 9 Dicembre 2024

I jihadisti di Hayat Tahrir al Sham (Hts) con una sorta di guerra lampo hanno conquistando Damasco, costringendo il presidente Bashar al-Assad a fuggire dalla Siria e scappare in Russia, dove Putin gli ha offerto asilo politico.

La presa di Damasco

I ribelli, dopo le vittorie schiaccianti ad Aleppo, Hama e Homs, sono entrati nella notte praticamente senza colpo ferire a Damasco, dove l’esercito del presidente Assad ha alzato subito bandiera bianca. Sui social sono stati mostrati video dove i soldati dell’esercito siriano si spogliavano delle loro divise, abbandonando i check-point e dando di fatto il via libera ai ribelli, scene che si erano già viste in altre città nei giorni precedenti.

L’esercito siriano è composto principalmente da soldati volontari sottopagati e, quando hanno visto che il loro leader era in fuga verso la Russia, non hanno ritenuto necessario sacrificare la loro vita per un presidente che prima di loro aveva alzato bandiera bianca. Assad, forte anche del supporto della Russia e dell’Iran, non aveva mai rafforzato le truppe dell’esercito in questi anni, né tanto meno aveva pensato di alzare lo stipendio dei soldati, convinto che i ribelli non avrebbero mai scalfito le sue difese.

Solo quando ha capito che la minaccia era concreta e che Damasco stava per capitolare, ha provare ad alzare del 50% gli stipendi dei soldati, ma a quel punto ormai era troppo tardi. La Siria adesso è nelle mani degli jiahdisti, guidati dal leader dei ribelli Abu Mohammad al-Jawlani, che ha celebrato la “vittoria islamica”. Accolto dal grido “Allah Akbar”, al-Jawlani ha parlato di una Siria “purificata”, inneggiando alla vittoria che è stata resa possibile dal sangue dei martiri che si sono sacrificati in questi anni. “Sotto Assad la Siria è stata consegnata all’avidità iraniana, al settarismo e alla corruzione. Il futuro è nostro” – ha detto il leader dei ribelli.

Dov’è finito Assad?

Le sorti di Assad per qualche ora sono rimaste un giallo. Qualcuno ha parlato di un incidente aereo, nel quale sarebbe rimasto coinvolto proprio l’ormai ex presidente siriano, ma poi si è scoperto dov’era finito: in Russia, dove Putin gli ha concesso asilo politico. Come confermato da fonti vicino a Putin all’agenzia Ria Novosti, Assad sabato sera è salito su un aereo a Damasco con direzione Mosca, insieme alla sua famiglia.

Un’altra crisi internazionale potrebbe profilarsi proprio per decidere il futuro di Assad. Se Putin gli ha concesso asilo politico, Biden ha detto che Assad dovrà essere giudicato per gli orrori commessi durante il suo regime, durante il quale ha torturato e ucciso centinaia di migliaia di civili siriani. Addirittura qualche mese fa un bambino di 9 anni finì in carcere per aver scritto su una foto del presidente.

Biden ha inoltre fatto sapere che le truppe USA hanno portato a termine attacchi all’interno della Siria contro basi miliari dell’Isis, che cercherà di sfruttare ovunque i vuoti di governo per rafforzare la sua posizione. “Ci impegneremo con tutti i gruppi siriani per stabilire una transazione dal regime di Assad verso una Siria indipendente e sovrana con una nuova costituzione. Questa – ha concluso Biden – è una grande opportunità per il popolo siriano”.

I tre scenari politici in Siria

Cosa succederà al momento in Siria? Il premier siriano, Muhammad al-Jalali, resterà ancora in carica ma, come lui stesso ha detto, solo fino alla transizione in attesa che il popolo scelga la sua leadership. Oltre alle elezioni, secondo gli analisti, gli scenari possibili sono almeno tre.

Il primo prevede un equilibrio piuttosto fragile tra fazioni e comunità religiose, con il paese che sostanzialmente rimarrebbe sotto il controllo di potenze straniere come USA, Russia, Turchia e Israele. Uno stallo politico che potrebbe essere turbato da continue frizioni interne.

Il secondo scenario prevede invece una transizione senza disordini, come previsto dalla risoluzione Onu 2254 del 2015. Si tratta di un percorso più complesso, con vari limiti e paletti, che dovrebbe portare alla creazione di un comitato costituzionale che rappresenti tutte le componenti politiche, etniche e religiose e che avrebbe il compito di redigere una nuova costituzione.

Infine, tra gli scenari più temuti, c’è quello cosiddetto “libico”. Il paese rischierebbe di ritrovarsi frammentato tra milizie locali, forze straniere e gruppi estremisti. Una violenta lotta per il controllo del potere potrebbe far precipitare la Siria in un limbo di instabilità cronica con conflitti incessanti e un equilibrio precario.