La politica non lasci soli i sindacati della siderurgia

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Sono circa dieci anni che si protrae la crisi della siderurgia piombinese, ormai un ricordo quella grande mobilitazione di migliaia di persone in Corso Italia e lo slogan “Piombino non deve Chiudere”, in quel periodo la Fabbrica era ancora la mamma di una comunità intera e stare al suo fianco era molto proficuo in termini di consenso. Parlare di diversificazione all’epoca era audace e impopolare, quasi fastidioso, eppure noi insieme al turismo, non abbiamo mai rinnegato la necessità di una “nuova” Fabbrica moderna e sostenibile.

Pensavamo però che alla siderurgia si dovesse accompagnare un percorso di graduale mutamento degli asset economici, un cambiamento fisiologico urbanistico e culturale dove il tempo avrebbe aiutato a bilanciare il gap della crisi industriale. Paradossalmente oggi la Fabbrica sta morendo e
del processo di diversificazione non vi è traccia; inoltre sta cambiando anche l’atteggiamento di una comunità, oggi più propensa al cambiamento, questo fa si che la politica sia più tiepida, rischiamo che tutti gli interventi assumano più una caratteristica di facciata: foto, comunicato e siamo a posto.

Tutti attendono i piani del ministro Giorgetti ma non si capisce quali indicazioni gli siano pervenute dal nostro territorio, insomma è stato redatto un Piano Strutturale, si parla di un Patto per Piombino, si affidano le aree per la logistica portuale e non abbiamo ancora un’idea di territorio post “industria pesante”? Quasi tutte le forze politiche presenziano, scrivono ma nessuno traccia un filo logico che possa portare a districare questa ingarbugliata matassa, attendendo il prendere o lasciare. Se perdiamo il principale PIL del territorio “ la Fabbrica”, non possiamo pretendere di mantenere i servizi assistenziali e mutualistici basilari come quelli ospedalieri, la battaglia oggi è il lavoro, subito dopo i servizi alla persona, se domani Piombino resterà un paesone di anziani, sarà difficile inquadrare il tema dei servizi alla maternità.

La visione delle priorità di un territorio, la capacità di stare ai tavoli istituzionali col pieno diritto, sono le basi di un’amministrazione
virtuosa e lungimirante. Oggi sarebbe veramente spietato limitarsi alle passerelle e restare avulsi, per scelta, dai centri decisionali soltanto perché il tema scotta. La politica, le istituzioni locali, non devono lasciare soli i sindacati in questa battaglia finale, per due motivi: per non subire un piano fatto da altri e per essere protagonisti del nostro destino.

Gelichi Riccardo Portavoce Ascolta Piombino

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Barbara Noferi

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