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La tragedia di Davide Garufi: si indaga per istigazione al suicidio

Pubblicato il 24 Marzo 2025

Una tragedia ha scosso la comunità di Sesto San Giovanni, in provincia di Milano. Davide Garufi, un giovane tiktoker di 21 anni, è stato trovato senza vita nella sua abitazione nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi. Sul caso sta indagando la Procura di Monza, che ha aperto un fascicolo e disposto l’autopsia per chiarire le circostanze del decesso.

Ipotesi di bullismo online: sotto esame social e chat

Gli investigatori stanno concentrando l’attenzione sulle possibili cause che potrebbero aver spinto il giovane a compiere l’estremo gesto. Garufi sarebbe stato vittima di attacchi e insulti omofobi sui social, alimentando il sospetto che possa esserci stata una pressione psicologica determinante nella sua decisione.

A tal proposito, la Procura sta esaminando le chat, i profili social e il telefono del ragazzo, nel tentativo di individuare eventuali responsabili. I carabinieri non escludono il coinvolgimento di terzi, che potrebbero aver contribuito ad alimentare il dolore e il senso di isolamento della vittima.

Un percorso di transizione segnato dalle difficoltà

Davide Garufi aveva iniziato a condividere la sua vita sui social nel 2020, utilizzando TikTok per raccontarsi con ironia. Nel tempo, però, i suoi contenuti erano diventati più personali, e il giovane aveva iniziato a parlare apertamente del proprio percorso di transizione di genere, affrontando temi delicati legati alla sua identità.

Da Davide ad Alexandra, un cammino complesso e sofferto, reso ancora più difficile da problemi familiari nati proprio in seguito alla sua decisione di intraprendere la cura ormonale per il cambio di sesso. Durante questo periodo, sotto i suoi post hanno iniziato ad apparire commenti offensivi e messaggi d’odio, una spirale di bullismo virtuale che avrebbe contribuito ad aggravare il suo malessere.

Le testimonianze: “Soffriva per le critiche e gli insulti”

Secondo le prime ricostruzioni, Davide si confidava spesso con una vicina di casa, alla quale aveva espresso la sua sofferenza per gli attacchi subiti online. Il peso di insulti omofobi e atti di cyberbullismo lo aveva profondamente segnato, trasformando quello che doveva essere uno spazio di espressione e condivisione in un luogo di ostilità e dolore.

Le indagini in corso

Ora gli inquirenti stanno cercando di risalire agli autori dei messaggi d’odio, per comprendere se vi siano state pressioni o minacce tali da configurare un reato di istigazione al suicidio. La speranza è che dall’analisi dei dispositivi elettronici possano emergere elementi utili a chiarire le dinamiche dietro questa terribile perdita.

Nel frattempo, la vicenda ha riacceso il dibattito sulla necessità di contrastare il bullismo online e la discriminazione di genere, affinché storie come quella di Davide non si ripetano più.

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