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Pensionato di Latina ritrova in casa buoni postali del 1986: Poste gli rimborsa la metà del valore

Pubblicato il 19 Febbraio, 2022

Trova in casa 8 buoni postali fruttiferi intestati a se stesso per un totale di 11 milioni del vecchio conio emessi nel 1986.

Si tratta di un uomo di Latina, 90enne. Vincenzo Bellavia, pensionato, vedovo, tramite alcuni parenti ha deciso di attivarsi per la riscossione

Alla richiesta di rimborso, Poste italiane aveva effettuato un calcolo “al ribasso” ammontante a poco più di 78.750,00 mila euro.

“In realtà – scrivono i legali che stanno seguendo la questione – ad un più attento esame della giurisprudenza di merito e delle recenti decisioni dell’Arbitrato Bancario Finanziario, è emerso che l’importo dovuto era praticamente più del doppio rispetto a quello prospettato da Poste in quanto i tassi di interessi che devono essere applicati sono quelli stampati sul retro del buono e non quelli (notevolmente inferiori) che si sono succeduti nel corso degli anni (peraltro sempre più bassi a causa dell’inflazione sempre crescente).

In linea generale, infatti, occorre considerare che la capitalizzazione al netto della ritenuta fiscale, per ciascuno dei primi 20 anni di durata dei Buoni, è illegittima in quanto in tale caso verrebbe anticipato il momento impositivo previsto dalla normativa primaria. L’articolo 26 del Dpr 600 del 1973, prevede infatti l’applicazione della ritenuta in base al principio di “cassa” e non a quello della maturazione. E i Bfp a differenza dei BTp non distribuiscono cedole nel corso della loro durata.

Gli interessi maturano ogni bimestre e vengono incassati dal sottoscrittore solo quando si presenta all’ufficio postale per riscuotere il montante. Non è quindi equo anticipare l’applicazione dell’imposta, anche perché la ritenuta fiscale viene girata dalle Poste allo Stato solo quando il sottoscrittore presenta il Bfp all’incasso.

L’azione rispetta il requisito dell’omogeneità dei diritti in quanto Poste Italiane commetterebbe errori sistematici: la stessa, infatti, calcola i rendimenti dovuti ai risparmiatori, di anno in anno, capitalizzandoli al netto della ritenuta fiscale, erodendo così il montante per ciascun anno di maturazione del titolo, senza che a tale erosione del montante corrisponda un versamento su base annuale della ritenuta all’Erario.

Poste ritiene di applicare tale metodologia di calcolo sulla base dell’articolo 7 comma 3 del Dm 23 giugno 1997, ma tale norma precisa semplicemente che sul montante dei Buoni Serie Q gli interessi “continueranno” a essere applicati annualmente al netto della ritenuta fiscale.

Insieme ad altri risparmiatori il Bellanova cita Poste italiane dianzi al Tribunale Civile di Roma. Purtroppo il covid porta una serie di rinvii della causa che finalmente approda all’udienza del 9 novembre 2021″.

La somma totale dovuta per il rimborso dei buoni predetti, fa sapere l’Associazione Giustitalia (www.associazionegiustitalia.it) che si occupa al livello nazionale ed internazionale del rimborso di Titoli di Stato e boni postali, è di circa 200 mila euro, ma di questi ne sono stati riscossi, per ora, meno della metà.

La somma – dicono i legali dell’Associazione – verrà in parte devoluta in beneficenza per la distribuzione del vaccino covid.

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