Pubblicato il 12 Settembre 2024
“Io non capisco mai un ca**o”. Luca Giurato era fatto così. Schietto, spontaneo, senza maschere. Il perfetto trait d’union fra il comune cittadino e il giornalista/conduttore televisivo. Per questo era amato, amatissimo. E lo è ancora, nonostante la lunga assenza dagli schermi, così come dimostrano le inarrestabili manifestazioni di affetto sui social.
Quell’espressione la disse mentre credeva di non essere in onda. Stava attendendo l’ingresso in studio della cantante Domino, che non si presentava nonostante lui l’avesse annunciata più volte. Quindi, non capiva cosa stesse succedendo. Ma l’involontario siparietto avvenne in diretta e il pubblico proprio non fece caso all’assenza della cantante.
Giurato rubava la scena a chiunque. Era lui lo show, l’artista, il personaggio, quello spazio ritagliato dalla televisione nella quotidianità degli italiani vissuto come un evento nel quale tutto è possibile, un’oasi di sano interscambio, fra informazione, cultura, curiosità, divertimento e… gaffe, ovviamente.
Quelle che lo hanno reso unico, immortale.
Leggendarie alcune con gli ospiti. Così come quando confuse il cane da tartufo Giorgio con il padrone Lampino (era in realtà il contrario).
O quando a un ospite sordomuto chiese di “dire”, “in poche parole”, esordendo con un “senta”, mentre l’interprete traduceva le sue parole nel linguaggio dei segni.
Resta nei migliori archivi l’intervista all’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, a Unomattina, che nel 2008, diede del vile affarista a Mario Draghi.
Un inventore inconsapevole di neologismi, Giurato. Quelli che hanno contribuito al successo della Gialappa’s Band, dal Bongiollo a Epimadiologo, da A pra foco fino alla sintassi elaborata in frasi come Uno grande piacere avere il grande piacere ospite, che diventarono un appuntamento settimanale in Mai Dire Gol, la trasmissione in cui fu dedicata una rubrica agli svarioni del conduttore Rai.
E come non ricordare quando un mago fallì clamorosamente il suo numero e lui cercò di mettere una pezza con un Bravo e sonori applausi.
Giurato era così. Era la tv senza filtri, era l’italiano coi suoi pregi e i suoi, adorabili, difetti che si rispecchiava in lui.