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“L’umanità prima di tutto” la denuncia di una nostra lettrice sui disservizi di un ambulatorio di Pozzallo

Pubblicato il 21 Gennaio, 2022

“Buongiorno sono una cittadina e mi permetto di scrivere per mettere in risalto quello che accade oggi più che mai anche se forse c’è sempre stato. Sono una cittadina che fa parte di tutta quella schiera di persone che hanno patologie particolari e stamattina a causa di una difficoltà fisica dovevo fare una visita medica come da prenotazione presso il poliambulatorio di Pozzallo. Che dire? Visita prevista per le 8:30, il mio arrivo presso la sede alle 8 35, mezz’ora circa di fila per il ticket che però non è stato mai effettuato perché ho percepito dall’infermiera che chi era esente non doveva farlo, quindi mi stacco dalla fila e consegno la ricetta con prenotazione. Il medico inizia ad urlare come un forsennato. Il motivo? Non eravamo tanti ma quasi tutti insieme abbiamo consegnato le ricette all’infermiera e lui sosteneva di non potere visitare tutti, che si dovevano rispettare gli orari, e quindi se poteva visitarmi bene altrimenti niente.

Spiego che ero arrivata alle 8 35 e che avevo fatto mezz’ora di fila per il ticket, che era la prima volta che andavo in quel posto e che non sapevo le loro diverse usanze, e che ero lì per capire se il disturbo che avevo fosse grave o meno, visti i precedenti. Mi accomodo in una sala ingresso- attesa per attendere il mio turno visto che con me c’erano  4 o 5 persone, sono già le 9 15 circa. Nel frattempo sono arrivati una coppia di anziani anche loro appartenenti ad un comune diverso. Fanno la mia stessa trafila. L’infermiera continua a chiamare i vari pazienti e le visite vanno avanti.. entrano i pazienti delle 8 50, delle 9 15, delle 9 30, delle 9 45, …salta me delle 8 30 e il marito della coppia che doveva essere visitato alle 9 05, entrambi in visita, la moglie si, lui no perché arrivato dopo, dicono…in realtà sono arrivati insieme..io ero lì. Le lamentele cominciano a farsi sentire per chi è arrivato prima ed entra dopo chi è arrivato per ultimo..un caos.

Il medico esce 2 volte fuori dalla stanza, ci incrociamo lo sguardo ma fa finta di niente,  e così anche l’infermiera tutte le volte che chiama qualcuno arrivato dopo di me…aspetto ancora ed inizio a gustare l’ingiustizia.. alle 10 30 chiedo la mia ricetta e prenotazione e vado via, la freddezza e il silenzio dell’infermiera nel darmi la ricetta sono indescrivibili e l’immagine mi resta nella mente. Nel pomeriggio farò la visita a pagamento da un altro medico, visita  prenotata e pagata da una persona di buon cuore. Due cose porto nella mia riflessione personale: una è quella che un camice bianco ed un titolo non sono “armi” per colpire come si vuole e l’altra è: dov’è  l’umanità,  dov’è il rispetto,  dov’è innanzitutto l’educazione?  Veniamo trattati come oggetti e chissà ogni giorno quanti come me. Volevo solo ricordare ai camici bianchi che siamo persone e uomini come loro e che non siamo solo strumento di business per le loro tasche.”

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