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Mafia: oltre 100 anni di carcere al Clan Ventura

Pubblicato il 29 Giugno, 2021

Si chiama Survivors l’operazione che ha sgominato il gruppo della Stidda che aveva il controllo dell’economia vittoriese, fino a Comiso, e agiva attraverso estorsioni, recupero crediti, intestazioni fittizie di beni. Un’associazione mafiosa che faceva capo a quello che è stato definito “clan Ventura”, storicamente riferibile al clan Carbonaro Dominante. Lo ha definito il Tribunale collegiale di Ragusa, che dopo tre ore di camera di consiglio ha pronunciato sentenze di condanna per pene che complessivamente vanno oltre i 100 anni di carcere.

Gioisce il giornalista Paolo Borrometi, più volte minacciato per via del suo lavoro di denuncia di mafia e malaffare: “E poi ci sono giorni come questi in cui capisci che ne vale la pena. Vale la pena prendersi tanta di quella merda che mi avete gettato addosso, tante minacce, tanti insulti. Io ero quello che dicevo “minchiate”, quello che “sparava cazzate”. Il “giornalista innocuo”. Ma era tutto vero: i Ventura e i loro sodali sono mafiosi.Ho scritto di loro per anni, denunciando le loro attività, le loro malefatte, il loro essere mafiosi nel midollo. Oggi la sentenza del Tribunale. Il messaggio per i cittadini è che La Giustizia c’è! Ed ancora è solo il primo step. Vittoria libera dalla mafia, oggi è un primo passo.”

Ecco le pene comminate: Filippo Ventura, considerato assieme al fratello Giambattista “Titta” Ventura come promotore dell’organizzazione, è stato condannato a 28 anni di carcere (in continuazione con altra analoga sentenza di condanna a 12 anni; 16 inflitti in questo processo). Per lui la pm della procura antimafia, Raffaella Vinciguerra, aveva chiesto 18 anni di carcere. Anche gli altri sodali sono stati condannati a pene rilevanti. Per Giambattista “Titta” Ventura, 18 anni (21 richiesti); Rosario Nifosì, 16 anni (15 richiesti); Angelo Ventura, figlio di Titta Ventura, 13 anni e 7 mesi (14 anni richiesti); Maurizio Angelo Cutello 12 anni (14 richiesti); Francesco Giliberto 11 anni (13 richiesti); Salvatore Nicotra 10 anni e 2 mesi (16 richiesti); Salvatore Macca 9 anni (16 richiesti).

Non luogo a procedere per Giovanni La Terra, Enzo Rotante, Gaetano Cinquerrui per prescrizione del reato di detenzione illegale di armi (la pm aveva chiesto assoluzione per insufficienza di prove). Il Tribunale collegiale ha poi assolto, per non avere commesso il fatto, Emanuele Firrisi (la pm aveva chiesto la condanna a 15 anni) che era accusato di avere fatto parte dell’articolazione del clan a Comiso; sentenza di assoluzione, perché il fatto non costituisce reato, per Maria Cappello (4 anni richiesti) per intestazione fittizia di beni; per Vincenzo “Gino” Ventura e Maurizio Cutello, accusati di estorsione e tentata estorsione, perché il fatto non sussiste. Assolti per non avere commesso il fatto: Salvatore Perucci, Andrea Perucci, Floriana Campagnolo, Claudio Saracino, Tiziana Lizzio, Agostino Glorioso, Salvatore Licitra, Andrea Frasca. Anche per questo gruppo, per il quale la pm aveva chiesto quattro anni di condanna ciascuno, la questione riguardava l’intestazione fittizia di beni. Rosario Nifosì è stato assolto invece dalla imputazione di detenzione e porto di armi in pubblico per non avere commesso il fatto. Giovanni Spadaro, accusato di detenzione e cessione di cocaina è stato assolto perché il fatto non sussiste. Per Rosario Nifosì, Salvatore Macca, Salvatore Nicotra, Giambattista “Titta” Ventura, Angelo Ventura, Francesco Giliberto, Filippo Ventura e Maurizio Cutello il Tribunale ha disposto anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, l’interdizione legale e la sospensione della potestà genitoriale durante la pena e la incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per due anni.

Il Tribunale ha disposto poi il dissequestro dell’azienda Lineapack e la restituzione al legale rappresentante oltre alla restituzione di un appezzamento di terreno agli eredi Perucci. E’ stato confiscato, invece, un altro terreno. Nell’ambito dello stesso procedimento sono stati celebrati sei riti abbreviati davanti al Gup e che hanno prodotto sentenze definitive per Giovanni Savio condannato a 11 anni, 1 mese e 10 giorni e Marco Papa a 13 anni e 4 mesi. Tornate in Corte d’Assise le condanne di Pietro Alessandrello a 18 anni e 4 mesi in continuazione di reato, Francesco Battaglia 12 anni 1 mese e 10 giorni in continuazione (10 anni in primo grado) ed Emanuele Galofaro, 18 anni in continuazione (16 anni in primo grado); per loro la Cassazione ha disposto l’annullamento con rinvio per la rideterminazione del regime sanzionatorio. Finirono assolti Enzo Giliberto accusati di 416 bis e per l’intestazione fittizia della ditta Lineapack, e Angelo detto ‘Elvis’ Ventura, accusato di tentata estorsione. Giovanni Cirmi era stato condannato a 8 anni.

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