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Mario Draghi

Mario Draghi al Senato: “Uscire dalla pandemia non sarà come accendere la luce”

Pubblicato il 17 Febbraio, 2021

Mario Draghi, al Senato per la fiducia, si è espresso in questo modo: “Il principale dovere cui siamo chiamati tutti è combattere con ogni mezzo la pandemia e salvaguardare i cittadini. Rivolgo un pensiero a tutti coloro che soffrono per la crisi economica che la pandemia ha scatenato: siamo consci del loro enorme sacrificio. Ci adoperiamo perché possano tornare alla normalità delle loro occupazioni. Il Governo farà le riforme ma affronterà anche l’emergenza, salvaguardando i lavoratori: non esiste un prima e un dopo. Secondo l’insegnamento di Cavour, ci sono problematiche legate alle riforme a tempo, ma dobbiamo occuparci di chi soffre adesso. Non c’è mai stato nella mia lunga vita professionale un momento di emozione così intensa e responsabilità così ampia. Ringrazio Giuseppe Conte, il mio predecessore che ha affrontato (applauso, tafferugli) una situazione di emergenza sanitaria ed economica come mai è accaduto dall’unità d’Italia. Nel rispetto per le istituzioni, un esecutivo come quello che ho l’onore di presiedere, specialmente nella situazione programmatica che stiamo vivendo è semplicemente il governo del Paese, non ha bisogno di alcun aggettivo che lo descriva. La crescita di un’economia non dipende solo da fattori economici, ma dalle istituzioni e dalla condivisione dei cittadini. Nessuno fa un passo indietro rispetto alla sua identità, ma semmai in un nuovo e del tutto inconsueto perimetro di collaborazione ne fa uno in avanti nel rispondere alle necessità del Paese: lavorare insieme, senza pregiudizi e rivalità. Siamo cittadini di un Paese che ci chiede di fare tutto il possibile, senza perdere tempo. Siamo semplicemente tutti cittadini italiani, tutti consapevoli del compito che ci è stato affidato. La durata dei Governi in Italia è stato mediamente breve, ma ciò non ha impedito di prendere decisioni vitali per il Paese. Come accadde ai Governi dell’immediato dopoguerra, abbiamo la responsabilità di una nuova ricostruzione. A quella ricostruzione collaborarono forze politiche ideologicamente lontane se non contrapposte, così si può dire della ricostruzione alla quale ci accingiamo. Stiamo facendo per i nostri figli e nipoti quello che i nostri nonni e padri fecero per noi, sacrificandosi oltre misura. Deludiamo i nostri giovani costringendoli a emigrare da un Paese che non sempre salvaguarda il merito e non ha raggiunto la parità di genere. Esprimo davanti a voi che siete i rappresentanti eletti dagli italiani l’auspicio che le speranze di un futuro migliore orientino le nostre decisioni. Sostenere questo Governo significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro e l’esistenza di un’economia europea sempre più integrata, che approderà a un bilancio pubblico comune capace di sostenere il Paese in tempi di recessione. Nell’appartenenza convinta al destino dell’Europa siamo ancora più italiani, rispetto ai nostri territori di origine e residenza. Al di fuori dell’Europa c’è meno Italia, non c’è sovranità nella solitudine. Tra i nostri primati spicca la ricchezza del nostro capitale sociale, del nostro volontariato.
L’aspettativa a causa della pandemia è diminuita di 4/5 anni nelle zone a maggior contagio, a 1 e mezzo 2 per le aree meno colpite, come non avveniva dalle guerre mondiali. Si è anche aggravata la povertà, le donne sono costrette a scegliere tra famiglia e lavoro. L’incidenza dei nuovi poveri passa dal 31 al 45%, ci sono fasce di cittadini mai sfiorati dall’indigenza che ora sono colpite. La disoccupazione selettiva ha colpito soprattutto giovani e donne. L’aumento della disuguaglianza è stato attenuato dagli strumenti di protezione presenti nel nostro sistema di sicurezza sociale, che è tuttavia squilibrato, per quanto concerne impieghi a tempo determinato e lavoratori autonomi. Prima della pandemia non avevamo ancora recuperato pienamente gli effetti delle crisi del 2008, 2009 e 2011-2013. Per quanto concerne la vaccinazione antiCovid, gli scienziati in soli 12 mesi hanno fatto un miracolo. La nostra sfida, ottenute le quantità sufficienti, è diffonderlo prontamente e in modo efficiente. Non dobbiamo limitare le vaccinazioni in luoghi specifici, che spesso non sono ancora pronti, ma tutte le strutture disponibili, pubbliche e private, facendo tesoro di quanto fatto con i tamponi. La velocità è essenziale per ridurre le possibilità che sorgano altre varianti del virus. Bisogna realizzare una forte rete di servizi di base a livello sanitario. Bisogna rendere esigibili i Livelli essenziali di assistenza. La casa come principale luogo di cura è una realtà grazie alla telemedicina. Parliamo di scuola. Dobbiamo tornare a un orario scolastico normale, magari distribuito su diverse fasce orarie, senza dimenticare le ore perse lo scorso anno. Occorre allineare il calendario scolastico alle esigenze delineate dall’esperienza vissuta da inizio pandemia. E’ necessario investire sul personale docente per allineare l’offerta alla domanda delle giovani generazioni. Senza innovare l’organizzazione delle scuole rischiamo che le risorse vengano sprecate. Quando usciremo, e usciremo, dalla pandemia, che mondo troveremo? Taluni affermano che il fenomeno Covid sia stato simile a una mancanza di corrente: la luce ritorna e si continua come prima. Ma potrebbe non essere così. Uscire dalla pandemia non sarà come accendere la luce. Come ha detto Papa Francesco, le tragedie naturali sono le risposte della Terra al nostro maltrattamento: siamo stati noi a rovinare l’opera del Signore. Dobbiamo lasciare un buon Pianeta, non soltanto una buona moneta“.

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