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Mario Paciolla, archiviata l’indagine sulla morte: per i giudici fu suicidio

Pubblicato il 30 Giugno 2025

Il Tribunale di Roma chiude il caso tra amarezza e polemiche

Il Tribunale di Roma ha deciso di archiviare l’inchiesta sulla morte di Mario Paciolla, cooperante italiano trovato morto in Colombia il 15 luglio 2020. La decisione è arrivata a quasi quattro mesi dall’ultima udienza, in cui per la seconda volta la Procura di Roma aveva chiesto la chiusura del caso.

Secondo i giudici, Paciolla si sarebbe tolto la vita, ma la decisione lascia sgomenti i familiari, i legali e chi ha seguito da vicino la vicenda. L’inchiesta giornalistica di Fanpage.it aveva infatti evidenziato numerose incongruenze e contraddizioni nella versione ufficiale dei fatti, quella fornita dalle autorità colombiane e accolta anche dalla magistratura italiana.

Le anomalie nella ricostruzione del caso

Le indagini giornalistiche avevano sottolineato incoerenze nella dinamica del presunto suicidio, tra cui la manomissione della scena del crimine, accertata anche in sede investigativa. Questa alterazione è stata effettuata dal responsabile della sicurezza del team Onu, Christian Thompson, con cui lavorava Paciolla.

Inoltre, Mario Paciolla stava seguendo casi delicati legati a omicidi di attivisti e leader comunitari nel distretto di San Vicente del Caguán, nell’ambito della missione ONU per il monitoraggio degli accordi di pace tra il governo colombiano e le FARC. Un contesto estremamente delicato e pericoloso, in cui – secondo chi lo conosceva – Mario si era distinto per impegno e professionalità.

Nonostante queste evidenze, il Tribunale ha confermato l’ipotesi del suicidio, mettendo fine, almeno per ora, al procedimento giudiziario.

La famiglia non si arrende: “Andremo avanti”

Profondamente delusi e amareggiati, i familiari di Mario – insieme alle avvocate Alessandra Ballerini ed Emanuela Motta – hanno commentato la decisione in una nota ufficiale: “Sappiamo, con la forza del nostro cuore ma anche con l’evidenza delle perizie e delle indagini svolte, che Mario non si è suicidato. È stato ucciso perché faceva troppo bene il suo lavoro”, hanno scritto.

Anna Motta e Pino Paciolla, genitori di Mario, insieme alle sorelle Raffaella e Paola, ribadiscono che la loro lotta per la verità non finisce qui: “Questa è solo una tappa, dura e dolorosa, nel nostro cammino verso la giustizia. Continueremo a lottare finché non sarà riconosciuta la verità processuale e restituita dignità a nostro figlio”.

La famiglia si dice pronta a proseguire la battaglia, contando sul sostegno di chi ha creduto e crede ancora che la verità debba emergere, qualunque essa sia. Foto dalla pagina Fb ‘Giustizia per Mario Paciolla’

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