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McDonald’s: i maiali e la lotta nel Consiglio di amministrazione per difenderli

Pubblicato il 21 Febbraio, 2022

La battaglia nel Consiglio di amministrazione di McDonald’ si sta combattendo senza esclusione di colpi. E a farne le spese sono i maiali…

Da un lato c’è il miliardario Carl Icahn che, con in tasca 200 azioni, vuole strappare due posti nel consiglio di amministrazione proponendo un trattamento più etico degli animali; dall’altro ci sono i vertici della multinazionale, che sostengono sia impossibile nell’attuale industria della carne suina soddisfare le richieste dell’investitore. In mezzo ci sono loro, i maiali, che prima di finire nei panini di McDonald’s vengono allevati in modo inumano.

Già nel 2012 il colosso con sede a Chicago si era impegnato a non comprare più carne suina da allevatori che utilizzano le minuscole gabbie di gestazione in cui vengono rinchiuse le scrofe durante la gravidanza, ma la promessa non è stata mantenuta appieno: al momento il 60% della carne americana di McDonald’s arriva da produttori che non fanno uso delle gabbie, così piccole che impediscono agli animali di girarsi e già illegali in California e Massachusetts, ma gran parte degli allevatori “virtuosi”, ha raccontato Icahn, 86 anni, in un’intervista al Wall Street Journal, liberano le scrofe soltanto dopo 4 o 6 settimane — su 16 totali — di gestazione.

Il miliardario è andato all’assalto, influenzato, ha rivelato, dalla figlia vegetariana e amante degli animali, Michelle Icahn Nevin, che in passato ha lavorato con la no-profit Humane Society of the United States. Prima ha comprato una piccolissima quota della società, 200 azioni per un valore di circa 52 mila dollari, poi ha proposto per il consiglio di amministrazione due candidate che possano migliorare l’esistenza dei maiali e che andranno alle elezioni al meeting annuale degli investitori del 2022.

Secondo i vertici della multinazionale, le richieste avanzate da Icahn sono irragionevoli. “McDonald’s – però – si impegna già da quest’anno ad acquistare da allevatori che non utilizzano le gabbie gestazionali fra l’85% e il 90% della carne di maiale prodotta in America, arrivando al 100% entro il 2024”.

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