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“Taciturno e aggressivo”: chi è Mirko Tomkow, il killer del piccolo Matias

Pubblicato il 19 Novembre, 2021

A Cura di Vetralla è calato il silenzio dopo la tragedia. Qualcuno descrive Mirko Tomkow come “un tipo solitario e taciturno” ma anche capace di scatti d’ira incontenibili “specie quando alzava il gomito”

Un tipo “taciturno e aggressivo”. È così che all’indomani della tragedia i conoscenti di Mirko Tomkow, accusato dell’omicidio del figlioletto Matias, descrivono il quarantaquattrenne. L’uomo era stato denunciato dalla moglie per maltrattamenti ed è per questo motivo che gli inquirenti ventilano l’ipotesi di una vendetta personale. Tomkow, arrestato nella serata di martedì 16 novembre, avrebbe provato a togliersi la vita subito dopo il delitto.

Le testimonianze

Se ci sia stata o meno l’aggravante della premeditazione nell’omicidio del piccolo Matias, il bimbo di Cura di Vetralla accoltellato ieri pomeriggio, saranno le indagini a stabilirlo. Certo è che Mirko Tomkow, il quarantaquattrenne accusato del delitto, non sapeva che il figlio fosse già stato prelevato da un parente e riportato a casa dopo la scuola. Così, lo ha atteso fuori dal cancello dell’Istituto dove Matias frequentava la quinta elementare “facendo avanti e indietro”, raccontano al Corriere della Sera alcuni testimoni, in attesa che uscisse.

Forse aveva già intenzione di colpirlo oppure avrebbe voluto semplicemente parlargli dal momento che non lo vedeva da giorni. L’uomo aveva il divieto di avvicinarsi al bambino e alla moglie Mariola per via di una denuncia per maltrattamenti sporta proprio dalla coniuge. La scintilla che potrebbe aver acceso la furia omicida del quarantaquattrenne riversata con efferatezza sul corpicino del piccolo Matias.

mirko tomkow
Mirko Tomkow

Chi è Mirko Tomkow

A Cura di Vetralla è calato il silenzio dopo la tragedia. Qualcuno descrive Mirko Tomkow come “un tipo solitario e taciturno” ma anche capace di scatti d’ira incontenibili “specie quando alzava il gomito”. Lo raccontano quei testimoni che hanno assistito alle sue sortite davanti alla chiesa di Santa Maria del Soccorso, nella piazzetta dove Matias era solito passeggiare con lo zio al pomeriggio. Il quarantaquattrenne lavorava come manovale nei cantieri edili del Viterbese ma, negli ultimi mesi, avrebbe fatto fatica a sbarcare il lunario. A fine ottobre aveva contratto il Covid, l’ennesimo colpo dopo la separazione dalla moglie Marjola. A margine, ci sarebbe stata poi dipendenza dall’alcol: un corroborante esplosivo.

L’ipotesi della vendetta

All’indomani dell’inspiegabile della tragedia, gli investigatori provano a mettere in fila in pochi elementi che hanno a disposizione nel tentativo di definire il movente delittuoso. Col trascorrere delle ore prende forma l’ipotesi di una vendetta personale ordita da Tomkow ai danni della moglie. Marjola, madre di Matias, aveva denunciato il coniuge per maltrattamenti domestici. A inizio novembre, il tribunale di Viterbo aveva notificato al quarantaquattrenne il divieto di avvicinamento al bimbo e alla compagna. Una separazione forzata che Tomkow aveva dovuto accettare suo malgrado nonostante sui social continuasse a condividere scatti di famiglia. L’ultimo qualche settimana, prima che i livori tramutassero in sangue. Dopo aver ucciso il figlio, il presunto omicida avrebbe provato anche a togliersi la vita.

La madre del bimbo

“Lui era lì sul letto con sangue addosso… Sono senza parole, non avrei mai pensato nulla di simile”. Sono le prime parole, secondo quanto apprende l’AGI, della mamma di Matias, Marjola. La donna, che si trova ricoverata in stato di choc all’ospedale Belcolle di Viterbo, ieri pomeriggio aveva allertato il 118 dopo aver ritrovato il corpo esanime del figlioletto in camera da letto. In un’altra stanza dello stesso appartamento di via Luzi, a Cura di Vetralla, c’era anche il marito privo di conoscenza.

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