Morte Cloe Bianco, parla la prof trans Andrea Francesca Perinetti: “Atteggiamento diabolico della politica”

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Non si placano le polemiche dopo la morte di Cloe Bianco, ex docente transgender morta suicida, il cui corpo è stato trovato carbonizzato nel camper dove viveva in provincia di Belluno, emarginata da tutti, perfino dalla famiglia.

Si era congedata dal mondo con questa frase scritta sul suo blog personale: “Così tutto termina ciò che mi riguarda, subito dopo la pubblicazione di questo comunicato porrò in essere la mia autochiria, ancor più definibile come la mia libera morte”.

Il dramma di Cloe Bianco

L’odissea di Cloe Bianco era iniziata nel 2015, quando si presentò ai suoi alunni dell’istituto di Agraria di San Donà del Piave vestita da donna, mostrandosi così come si sentiva.

Dopo il coming out una sua studentessa raccontò tutto al padre, che informò prima la dirigenza scolastica e poi si rivolse ad Elena Donazzan, a suo tempo assessore regionale all’istruzione di Fratelli d’Italia, che definì quella vicenda una “carnevalata” e si chiese se “davvero la scuola si era ridotta così”.

Da allora la Bianco tu trasferita in segreteria e, dopo un vario pellegrinaggio tra i vari istituti, si ritrovò a vivere sola lontana da tutti nel suo camper parcheggiato in strada, dove ha incontrato volontariamente la morte.

Le parole di Andrea Francesca Perinetti, prof trans con una storia simile: “Quanta sofferenza ha vissuto Cloe”

Il percorso di Cloe Bianco per larghi tratti può essere paragonato a quello di Andrea Francesca Perinetti, professoressa trans 61enne del liceo Botta di Ivrea, ma dall’esito diametralmente opposto.

Anche lei si sentiva intrappolata in un corpo maschile che non sentiva suo e così ha deciso di fare coming out come donna, raccogliendo però la comprensione dei colleghi e degli studenti.

“Penso al disagio, al malessere, al dolore ed alla sofferenza che questa donna ha vissuto – racconta la Perinetti in un’intervista a Fanpage – ma penso anche all’incapacità della politica e dell’istituzione scolastica di capire ed accettare”.

Il coming out della Perinetti, con un esito diametralmente opposto a quello della Bianco

La Perinetti ha maturato l’idea di rivelare la sua vera natura nel periodo di lockdown, quando era costretta a guardare la sua immagine maschile nella webcam nella quale non riusciva proprio a riconoscersi. Ha quindi iniziato gradualmente il percorso di coming out, coinvolgendo i colleghi, la dirigenza scolastica e gli studenti che l’hanno accettata.

La stessa fortuna non è toccata invece a Cloe Bianco e la Perinetti punta il dito contro la preside, i colleghi, la dirigenza scolastica, i genitori e la politica: “Perché non c’è stato dialogo? I colleghi avrebbero potuto esprimere parole di conforto, non riesco a capire questa storia perché ci sono troppi vuoti.

Ciò che mi colpisce è che molti parlano di lei indicandola con disprezzo come “professor Bianco”. Non è solo mancanza di “pietas”, ma è una totale incapacità di capire le ragioni di una persona che manifesta il suo disagio”.

Le accuse, neanche tanto velate della Perinetti, sono indirizzate ad Elena Donazzan, che si è rivolta a Cloe Bianco come se fosse un uomo e che non sembra aver rimorsi per quanto detto. “L’ho definito “un uomo vestito da donna – ha specificato la Donazzan in una recente intervista a Repubblica.it – e cos’è se non questo?”.

La Perinetti mette nel mirino anche la politica: “Le persone trans esistono in tutto il mondo e vivono come persone normali, non come persone di serie B. Questo misconoscimento lo trovo grave soprattutto da parte di chi è impegnato in un’attività di servizio come quello della politica. Questo atteggiamento è diabolico, poiché invece di creare inclusione e concordia si fa del male gratuito e si genera divisione tra le persone solo per finalità politiche”.

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Redazione Nazionale

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