Nelle ultime ore si è sparsa la notizia dell’uccisione di Artyom Bardin, colonnello russo di istanza nella città ucraina di Berdiansk, in seguito ad un’autobomba esplosa vicino alla sede amministrativa cittadina usata come base russa.
Sul web circolano foto e video che immortalano l’auto dell’ufficiale militare russo in fiamme e gli stessi media russi hanno confermato la sua morte in seguito alle gravi ferite riportate.
Tuttavia, poche ore dopo, il capo amministrativo nominato dalla Russia nella regione di Zaporizhzhia ha scritto in un post su Telegram poco dopo le 20:30 di martedì che il colonnello nonostante le gravi ferite, l’amputazione della gamba e la massiccia perdita di sangue è vivo e ha continuato a “combattere per la sua vita”.
Un post piuttosto criptico che non fa piena luce sulle condizioni del colonnello Bardin. Recentemente è arrivata un’altra nota dal Kiev Indipendent che, citando l’amministrazione russa, ha invece confermato la morte di Bardin.
Funzionari russi hanno confermato che dietro l’omicidio, o comunque il tentato omicidio del colonnello ci sia proprio l’Ucraina e si tratterebbe dell’attacco diretto più significativo mosso nei confronti di un funzionario che opera nel governo occupazionale della Russia in Ucraina.
Solo poche settimane fa ci fu la drammatica esplosione di un’autobomba che uccise Darya Dugina, figlia di Aleksander Dugin, il consigliere di Putin che era il vero obiettivo dell’attacco.
Intanto Putin, nel discorso tenuto all’ Eastern Economico Forum a Vladivistok, ha tuonato sostenendo che le sanzioni imposte dall’Occidente alla Russia sono una minaccia al mondo intero, per poi dichiarare: “La pandemia è stata rimpiazzata da nuove sfide globali che pongono una sfida al mondo intero.
Mi riferisco alla frenesia delle sanzioni occidentali, agli aggressivi tentativi di imporre un modello di comportamento ad altri Paesi, privandoli di sovranità e soggiogandoli al suo volere”.
Intanto resta altissima l’attenzione sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia, dove si continua a sparare e lanciare bombe col rischio di provocare una Chernobyl-bis.
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