Muore ragazza di 22 anni mentre è al lavoro in una orditura a Montemurlo

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Grave incidente questa mattina in un’orditura di via Garigliano a Oste in provincia di Prato dove ha perso la vita una ragazza della provincia di Pistoia.

Una giovane operaia di 22 anni ha perso la vita in un in un drammatico incidente sul lavoro. Si tratta di Luana D’Orazio, giovane mamma. Era stata assunta circa un anno fa. Immediato l’allarme al 118 dato dai suoi titolari e dai colleghi di lavoro. Inutile, però, la corsa dell’ambulanza: quando i soccorritori sono arrivati sul posto, per la ventiduenne non c’era già più niente da fare.

Luana D’Orazio viveva ad Agliana assieme alla figlioletta e ai genitori. La titolare dell’orditura ha avuto un malore ed è stata trasportata al pronto soccorso in stato di choc dai volontari della Misericordia

Luana D’Orazio (foto Facebook)

I carabinieri della Tenenza di Montemurlo, gli ispettori della Usl e i vigili del fuoco sono impegnati per ricostruire l’esatta dinamica della tragedia.

Non appena ha appresa la notizia il sindaco del Comune di Montemurlo, Simone Calamai, si è precipitato in via Garigliano: «Sono profondamente scosso da quanto avvenuto e mi fa ancor più male sapere che questa ragazza era diventata da poco madre di una bambina, un pensiero che mi lascia davvero sgomento.

È una tragedia che colpisce tutta la comunità montemurlese e mi stringo in segno di cordoglio, anche a nome di tutta l’amministrazione comunale, alla famiglia della giovane. Oggi, tra l’altro, per Montemurlo è un giorno particolare, è la Festa patronale della Croce.

A causa del Covid le celebrazioni sono in forma ridottissima ma nell’ambito della cerimonia abbiamo deciso con il parroco Don Gianni di ricordare la giovane operaia e tutti gli altri morti sul lavoro. Non possiamo rimanere indifferenti davanti ad un dolore così grande che colpisce tutti».

Solo due giorni fa il sindaco Simone Calamai, in occasione della Festa del Primo Maggio, aveva fatto un appello ad un maggior coinvolgimento delle donne e dei giovani nel mondo del lavoro, i primi a pagare le pesanti conseguenze economiche della pandemia e alla necessità di investire in diritti e sicurezza per i lavoratori:

«Il lavoro è dignità, è realizzazione di sé, è lo strumento che dovrebbe consentire a tutti di progettare il proprio futuro. Le morti bianche spezzano all’improvviso sogni e progetti di vita e sono davvero inaccettabili. – continua il sindaco Calamai – La sicurezza non deve essere mai considerata un costo.

La salute e la sicurezza sul lavoro vanno perseguite tramite una cultura della prevenzione che si crea, innanzitutto, con la formazione e l’informazione. La prima protezione è la consapevolezza del rischio. Il Covid e la pandemia rischiano di farci perdere di vista il problema delle morti sul lavoro, un tema però che ci deve vedere tutti uniti: parti datoriali, enti locali, scuola, sindacati».

Rabbia del sindacato per la ragazza morta

Morte sul lavoro di una ragazza, madre, in un’azienda tessile a Montemurlo (Prato), Gessica Beneforti di Cgil Toscana e Barbara Orlandi (Coordinamento Donne Cgil Toscana) esprimono cordoglio e rabbia: “Inaccettabile”.

Beneforti: “Una tragedia del lavoro, una tragedia umana che ci sconvolge. Non essere riusciti a fare abbastanza per evitarla ci dilania come sindacato e come persone. Di nuovo siamo a chiedere una più incisiva assunzione di responsabilità collettiva, a partire dalle azioni delle istituzioni e degli organi a cui compete il dovere di indirizzo, vigilanza, controllo e sanzione, e dalla necessità di contrastare con forza l’idea sempre più marcata che la sicurezza sia un costo e non un investimento prima di tutto sulla vita”.

Orlandi: “Morire a 23 anni di lavoro e lasciare una piccola creatura. Morire dentro l’ingranaggio dell’orditoio, quella macchina che permette di preparare la struttura verticale della tela che poi costituirà la trama del tessuto, appunto l’ordito, dal quale deriva il termine ordire.

Possiamo davvero assumerci la responsabilità di una cospirazione, tanto è ingiusto e insopportabile morire di lavoro. Morire di lavoro a 23 anni, in una azienda e per colpa di un macchinario, sembra di raccontare una realtà diversa da quella che dipingono i nostri e le nostre giovani svogliati, insofferenti, disadattati e stanchi.

C’è chi lavora e quel lavoro se l’è portata via. La responsabilità di far morire di lavoro riguarda tutti e tutte noi. Non è sfortuna, non è sventura e non è neanche solo colpa di tutti quei soggetti preposti a salvaguardare la salute e la sicurezza di chi lavora.

Riguarda la responsabilità collettiva di tollerare la superficialità e l’incuria, di non accanirsi abbastanza per il rispetto delle regole, degli orari di lavoro, dell’accurata manutenzione delle strumentazioni dei macchinari, sempre e comunque. Perché le tragedie accadono e allora, solo in queste circostanze, pensiamo a come avremmo potuto evitarle.

Un affettuoso saluto alla giovane lavoratrice, un abbraccio ai suoi genitori e alla sua piccola bimba, promettendole di non stancarci mai di vigilare sulla sicurezza di chi lavora”.

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Redazione Prato

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