Pubblicato il 18 Agosto 2022
Dopo i due anni durissimi della pandemia, i luoghi della cultura italiani tornano a riempirsi quanto e più del 2019, in prima fila proprio il museo fiorentino che già nel 2021 aveva festeggiato il primato del più visitato d’Italia. Anzi, da Roma a Milano, dalla Galleria Borghese a Pompei, crescono i visitatori e diminuiscono le file, si progettano nuovi ristoranti e caffetterie, si investe come non mai sulla ricerca.
Un problema però c’è ed è quello di un personale “ovunque ridotto all’osso”, spiega Eike Schmidt, da quasi sette anni alla guida del museo più famoso e gettonato del Paese.
Impossibile rimandare, dice lo storico dell’arte tedesco arrivato in Italia nel 2015 – la nomina è proprio del 18 agosto – con il primo concorso per i direttori dei musei ad autonomia speciale lanciati dalla riforma Franceschini. “Autonomia speciale o sarebbe meglio dire autonomia parziale”, sottolinea lui pacato. Perché la riforma ha cambiato in meglio tante cose, ma le piante organiche dei musei autonomi rimangono di pertinenza dell’amministrazione centrale e i direttori manager su questo non hanno potere di intervento.
Un tema che, a sette anni dalla sua entrata in vigore, rimane secondo Schmidt il tallone d’Achille della rivoluzione di Franceschini, per tutto il resto promossa a pieni voti in una lunga conversazione che tocca i temi della produzione scientifica (“enormemente cresciuta in questi anni”), la migliorata capacità di spesa, le facilitazioni organizzative, le entrate economiche in continua crescita.
Che guarda al futuro con una miriade di progetti, di eventi, di mostre e di nuove aperture a Firenze e non solo, grazie al successo degli Uffizi diffusi. “In un periodo in cui l’offerta museale cresce e i visitatori tornano ad aumentare, il numero degli addetti nei musei continua a contrarsi”, fa notare, rivelando di aver appena ricevuto una circolare del Mic che riduce di un ulteriore 9% l’organico delle Gallerie.
Un tema, si sa, è anche l’invecchiamento del personale: solo alle Gallerie degli Uffizi dal 2013 al 2022 sono andati in pensione 166 addetti a fronte di 34 nuovi ingressi totali (un numero che tiene conto dei 15 vigilanti vincitori di concorso che arriveranno a Firenze a settembre).
Il bilancio in negativo è quindi di 132 unità, delle quali 67 nel settore della vigilanza.
Una carenza drammatica e, secondo Schmidt, “sicuramente condivisa da molti altri musei, archivi, biblioteche” che porta il direttore alla convinzione che “con l’attuale modello non c’è la possibilità di una gestione efficace ed efficiente del personale”.
Accanto alle ombre, le luci. Perché ci sono settori, insiste Schmidt, nei quali i cambiamenti hanno portato ottimi frutti. I servizi, per esempio, per i quali gli Uffizi hanno in serbo una serie di novità. Schmidt snocciola un elenco di aperture, dalla nuova Coffe House di Boboli al restauro del bar di Pitti, a cui si aggiungeranno l’anno prossimo e nel 2024 una gelateria e una caffetteria al Prato dei Castagni e un terzo luogo di ristorazione al Tagliere.
Nel palazzo degli Uffizi, che già può contare su un bar con vista sullo splendido terrazzo, arriveranno un ristorante, altri due bar e una pasticceria. Ci sono poi i progetti espositivi, dalle nuove sale con gli autoritratti degli artisti alla mostra dedicata a Eleonora da Toledo che aprirà nel 2023, oltre ad un’altra a gennaio su Rudolph Levi e un’esposizione sulla finanza nell’antica Roma. Senza dimenticare gli Uffizi diffusi, dall’intera sala a Ravenna nella Casa di Dante ai lavori per il restauro e l’allestimento della Villa Ambrogiana di Montelupo. Un’offerta davvero ampia che certo non comunica un’idea di crisi.
“Questo perché tutte le autonomie parziali che sono state date a musei e siti archeologici hanno dato grandi frutti – ribadisce -. Ma il fatto che non ci sia alcuna cogestione delle risorse umane rimane un vulnus della riforma. Su questo chi ci governerà dopo il 25 settembre dovrà riflettere. Si può scegliere tra diverse soluzioni. L’unica cosa che non si può fare è rimanere fermi”.
E’ l’assicurazione di Massimo Osanna, direttore generale dei musei del MiC, che replica alle dichiarazioni del direttore degli Uffizi, Eike Schmidt.
E annuncia: “Già entro il 2023 contiamo di riempire la maggior parte dei vuoti di organico”. Quanto ai nuovi tagli sulla pianta organica ai quali accenna nell’intervista all’ANSA Schmidt, spiega Osanna, si tratta non di una circolare bensì di un decreto del ministro che arriverà a breve e con il quale si cerca di mettere in atto “una delicata opera di razionalizzazione delle risorse, contemperando gli interessi dei grandi e dei piccoli attrattori”.
A questo riguardo, spiega il dg musei, “La nostra azione è stata ispirata da criteri di razionalizzazione e messa a punto di una struttura vasta e molto ramificata sul territorio, dovendo guardare al sistema museale nazionale nel suo complesso”. C’era la necessità di irrobustire l’organico delle direzioni regionali che si sono assunte il peso di istituti che prima facevano capo alle soprintendenze, e soprattutto bisognava assegnare personale ai quattro nuovi musei autonomi.
Da qui l’esigenza di “sacrificare lievemente le necessità di alcuni istituti tra cui gli Uffizi”, fa notare il direttore generale dei musei dello Stato, che spiega di aver suggerito ai direttori anche un nuovo utilizzo del personale che fa capo ad Ales, la spa in house del ministero, evitando di ricorrere a queste collaborazioni per colmare i vuoti dell’organico (viste le già previste assunzioni) ma piuttosto per impiegarle in progetti “da portare avanti per ampliare gli spazi aperti al pubblico, per rendere l’accoglienza sempre più adeguata alle necessità dei nuovi pubblici e sviluppare ricerche e conoscenza del patrimonio a cominciare dai ricchissimi depositi museali”.