NON ABBANDONIAMO IL “CASONE” DI BARATTI

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Da un articolo apparso sulla stampa di poco tempo fa, risulterebbe che per il “Casone” di Baratti è stato redatto un progetto di trasformazione a destinazione alberghiera.

Vogliamo ricordare che il Piano Particolareggiato di Baratti e Populonia del 2013, prevedeva per questo edificio , importante dal punto di vista paesaggistico ed archeologico, in quanto edificato su sito dell’area portuale dell’antica Populonia, una destinazione pubblica o turistico ricettiva.

La previsione contrastava con la posizione del Comitato “Giù le mani da Baratti” che tuttavia sperava che in mancanza di un operatore pubblico (Università Italiane e/o straniere) di fronte a  proposte di intervento private, sia la Soprintendenza Archeologia che quella Paesaggistica avrebbero posto limiti ben precisi e vincolanti alle proposte dei privati, per garantire almeno la correttezza scientifica degli interventi e in modo di non sottrarre un patrimonio culturale fondamentale per il sito archeologico di Baratti.

Alla notizia di stampa, seguì nei gironi successivi una interrogazione in Consiglio Comunale, dopo di che non ci sono state più notizie sui giornali locali.

Il Comitato ha voluto approfondire con il Comune di Piombino la reale situazione e ne è risultato che nessun progetto è stato depositato e che le previsioni urbanistiche sono rimaste quelle del 2013 e la domanda che ci siamo fatti è che senso ha un articolo del genere?? è un ballon d’essai??

Con l’occasione il Comitato ha cercato di capire anche il comportamento della Soprintendenza di fronte allo sciagurato intervento sul porticciolo di Baratti.

Il progetto fu approvato dalla Commissione paesaggistica del Comune che chiaramente non avrebbe potuto negarlo in toto in quanto ammissibile secondo il Piano Particolareggiato vigente, ma che avrebbe potuto richiedere almeno una soluzione diversa e  piùconsona al contesto.

Quello che è stupefacente è che la Soprintendenza chiamata a ratificare o respingere  o modificare il  parere della Commissione comunale sul paesaggio, non ha neppure risposto, attivando così il “silenzio-assenso” come se si trattasse di una cosa scarsamente significativa.

Se questa è il modo di procedere della Soprintendenza, il Comitato per Campiglia non può non essere preoccupatissimo per il futuro del “Casone”.

Infatti, poiché su questo non esiste alcun vincolo monumentale, ma solo quello paesaggistico, potrebbe accadere che la proprietà del “Casone” presenti davvero un progetto con destinazione turistica-alberghiera, che la commissione paesaggistica dia alla fine un parere favorevole e che la Soprintendenza se ne lavi le mani.

Di fronte a questa eventualità, perfettamente legittima, il Comitato chiede che il Comune richieda l’apposizione di un vincolo sugli edifici e resedi del complesso del “Casone” e che in occasione della revisione del Piano Strutturale e del piano operativo ammetta la sola destinazione pubblica, attivandosi presso i Ministeri e Enti pubblici italiani ed esteri perché nei tempi previsti dalla legge si possa arrivare alla cessione dal privato al pubblico, eventualmente anche usufruendo delle possibilità legate al Recovery Fund.

Per il Comitato per Campiglia

Alberto Primi

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Barbara Noferi

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