Nuovo stop del Tar alla stagione venatoria, Pepe (Pd): “produrre un calendario che ricomprendesse la caccia alla tortora significava andare contro indirizzi nazionali precisi”

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“Sulla stagione venatoria targata Marsilio arriva una nuova bocciatura da parte del Tar, che ha impugnato anche la seconda delibera dell’esecutivo sull’apertura della stagione. Un atto nato a ferragosto forse con la vana speranza di eludere lo stop già imposto dai giudici amministrativi. Con l’arroganza non si governa, si fanno solo tanti danni a un intero comparto”, duro il commento dell’ex assessore Dino Pepe e dei consiglieri del gruppo Pd in Consiglio regionale.

“Un’altra bocciatura annunciata, dunque – rimarcano i consiglieri Pd – visto che la Regione sapeva già bene che produrre un calendario venatorio che ricomprendesse la caccia alla tortora significava andare contro indirizzi nazionali precisi, visto che l’Ispra (l’Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale, che si occupa di rilasciare pareri alle Regioni in merito ai calendari venatori) aveva chiesto la totale sospensione del prelievo, in quanto specie in precario stato di conservazione

In pochi mesi questo è già il terzo passo falso da parte dell’esecutivo, con la seconda sospensione della stagione, a seguito del ricorso delle associazioni ambientaliste che avevano riscontrato la contraddittorietà delle scelte intraprese. Una delega nel caos, quella sulla caccia, caratterizzata anche da diversi avvicendamenti nella struttura amministrativa, dettati forse dalle eccessive e fantasiose forzature volute da chi governa, evidentemente consigliato male dai gruppi più oltranzisti dei cacciatori, vicinissimi ai vertici politici.

Così oggi succede che è destinato a restare sospeso tutto il calendario, in attesa, fra l’altro, del pronunciamento di merito del Tar, l’8 settembre. Un intero settore senza una governance affidabile, per cui mancano scelte condivise con tutto il mondo venatorio e agricolo, affinché questa dimensione possa andare avanti e rispondere alle normative imposte dal governo e dallo stesso Consiglio regionale, che solo qualche mese fa ha approvato il piano faunistico. 

Resta ora da capire la finalità di tutte le forzature che stanno a monte di questi atti illegittimi, prodotti sapendo che sarebbero stati impugnati, come ormai avviene di consueto da due anni e mezzo con le politiche venatorie targate centrodestra, oltre che con i provvedimenti legislativi anche di altra natura. Un vero e proprio costo sociale per la comunità, le spese per i ricorsi e a fronte delle sentenze, di cui chiederemo conto a una classe dirigente che non ci sembra tuteli interessi e diritti dei cittadini, se mette loro in carico le conseguenze e gli oneri dei propri, evitabili, errori”.

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Redazione LAquila

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