Pubblicato il 19 Ottobre 2023
Alcuni giorni fa gli avvocati difensori di Olindo Romano e Rosa Bazzi hanno presentato alla Corte d’Appello di Brescia una richiesta di revisione della sentenza all’ergastolo inflitta ai due coniugi, supportata da nuove prove e indizi che potrebbero radicalmente cambiare lo scenario.
Sono almeno tre le carte che l’avvocato Schembri vuole giocarsi: una traccia di sangue mal repertata nell’auto di Olindo, le dichiarazioni contrastanti del supertestimone Mario Frigerio, poi morto, e la testimonianza di un uomo nella notte della strage che vide due uomini uscire dalla casa.
La difesa ha preparato 130 allegati, migliaia di pagine redatte da una ventina di consulenti per provare a ricostruire quell’orribile notte di 17 anni fa ad Erba, dove si scrisse una delle pagine più agghiaccianti della cronaca nera italiana.
La condanna definitiva
C’è una sentenza di condanna definitiva della Cassazione ma Fabio Schembri, che assiste Olindo e Rosa insieme agli avvocati Luisa Bordeaux, Nico D’Ascola e Patrizia Morelli, è convinto di poter portare all’assoluzione della coppia in carcere dal 2007.
I due sono accusati di aver ucciso Raffaella Castagna, il figlio di appena 2 anni Youssef Marzouk, la mamma di lei Paola Galli e una vicina di casa, Valeria Cherubini. L’unico superstite fu Mario Frigerio, che accusò Olindo di aver ucciso la sua famiglia e di averlo accoltellato.
Le tre istanze presentate
La Corte di Brescia è ora chiamata a rispondere a 3 istanze. Quella della difesa è infatti la terza dopo quella presentata qualche mese fa dal sostituto PG di Milano, Cuno Tarfusser, e quell’altra presentata ancora prima dal tutore dei due coniugi.
A quella di Tarfusser il procuratore di Como, Massimo Astori, aveva già risposto che la condanna di Olindo e Rosa non lascia perplessità, aggiungendo che le prove raccolte sono incontestabili, per poi inviare tutto il fascicolo alla Corte di Brescia che ora dovrà decidere se riaprire clamorosamente il processo su una delle stragi più sconvolgenti della cronaca italiana.
Le incongruenze evidenziate dalla difesa
Secondo i difensori di Olindo e Rosa, che hanno chiesto più volte la revisione del processo dichiarandosi innocenti, ci sono molte incongruenze come la macchia ematica ritrovata nell’auto di Olindo.
“Quella rinvenuta nell’auto di Olindo – ha spiegato l’avvocato Schembri – non è stata fotografata come si deve. Mi spiego: non vi sono numeri che indicano le tracce ematiche raccolte, come già all’epoca era doveroso fare. Quindi come è stato possibile attribuirla al mio assistito?”.
Gli avvocati battono poi sulle incongruenze delle dichiarazioni di alcuni testimoni, a partire da quelle di Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla strage e poi morto, che riconobbe in aula Olindo come lo spietato autore di quella strage.
Secondo i legali Frigerio, nel letto dell’ospedale, aveva detto di non ricordare chi avesse visto: “In realtà subito dopo i delitti lui ripeté più volte di non ricordare – ha spiegato il difensore – ma alla fine, in una sorta di amnesia ben spiegata dai periti, Frigerio si è convinto di aver visto Olindo”.
In tribunale Frigerio non ebbe dubbi quando dichiarò: “É lui, mi guardò con occhi da assassino che non potrò mai scordare”. Inoltre sembra che ci siano delle intercettazioni ambientali che metterebbero in discussione l’identificazione di Olindo da parte di Frigerio.
L’asso nella manica della difesa: il supertestimone
La difesa è pronta a giocarsi un altro asso nella manica: un supertestimone, un uomo che avrebbe visto due uomini uscire dalla casa dopo l’orrore che non sarebbe mai stato ascoltato.
L’avvocato Schembri ha sostenuto che c’erano altre persone in casa prima della strage e ha portato come nuova prova i consumi elettrici spiegando: “Possiamo provare che quel pomeriggio dalle 15 alle 17 qualcuno era in casa di Raffaella, perché le utenze hanno registrato consumi di apparecchi elettrici”.
Ha poi aggiunto che gli omicidi sono stati compiuti con una sospetta precisione chirurgica: “Non dimentichiamo che ci sono state quattro persone sgozzate, con una quinta, appunto il signor Frigerio, ferita sempre alla gola, con una metodica quasi militaresca”.
L’avvocato ha poi dichiarato che in quella casa c’era un sospetto giro losco di droga: “In quell’appartamento dove viveva Raffaella c’era un giro di spaccio che coinvolgeva il fratello di Azouz Morzouk, marito di Raffaella. Impronte, testimonianze, occorre rivedere…”.
Lo stesso Azouz Marzouk, marito di Raffaella Castagna e padre del piccolo Youssef, ha sostenuto più volte che Olindo e Rosa sono innocenti dicendosi convinto che gli assassini della sua famiglia sono ancora fuori.
Nuovi importantissimi indizi potrebbero essere forniti da Abdi Kais, a quell’epoca residente ad Erba, poi arrestato per spaccio di droga nella zona dove ci fu il massacro.
L’uomo ha sostenuto di aver visto due stranieri uscire dalla casa e, da quanto dice la difesa, nell’abitazione sarebbero state trovare delle misteriose impronte di scarpe e nessuno ha saputo dire a chi appartenessero. Non fu però mai ascoltato in aula e chissà che proprio lui, a 17 anni da quella folle strage, non possa aiutare a riscrivere una delle pagine più nere della cronaca italiana.