Omicidio a Bolzaneto, la confessione del figlio: «Ho ucciso mio padre perché mi ha aggredito»

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Bolzaneto – E’ stato arrestato per omicidio dalla squadra mobile Alessio Scalamandre’, il ragazzo di 28 anni che ieri ha ucciso il padre Pasquale a martellate nella sua abitazione di via Garrone, a San Biagio, sulle alture della Valpolcevera.

Poco prima delle 21, ieri, il dramma familiare: Pasquale Scalamandrè, 62 anni, di professione autista, e neo pensionato, è stato ucciso nella casa dove vivevano i figli Alessio e Simone, di 28 e 20 anni, e dove non sarebbe dovuto tornare. Mesi fa, infatti, era stato sottoposto a un divieto di avvicinamento ai ragazzi e alla loro abitazione. Qui il 62enne è stato trovato senza vita: ucciso, in base ai primi accertamenti dei poliziotti, a colpi di martello dopo una violenta lite.

Poco prima delle 21, Pasquale Scalamandrè, 62 anni, di professione autista, è stato ucciso nella casa di Bolzaneto dove vivevano i figli Alessio e Simone, di 28 e 20 anni, e dove non sarebbe dovuto tornare. Il padre maltrattava i figli da anni e, nei mesi scorsi, poco prima della Covid, era stato sottoposto al divieto di avvicinamento da parte di un giudice. Ma, ieri sera, l’ha violato, presentandosi nell’appartamento dove, a quanto pare, Alessio e Simone vivevano da soli. La madre, Laura Di Santo, è in vacanza e fuori Genova.

La confessione del figlio maggiore:«Venite, ho colpito mio padre».

Dalla prima ricostruzione filtra che a chiamare la polizia sarebbe stato proprio Alessio, il fratello grande. Che avrebbe chiesto l’intervento delle volanti dicendo: «Venite, ho colpito mio padre».

La confessione dei fratelli ai poliziotti e al pubblico ministero Francesco Cardona Albini

“Siamo stati aggrediti, non volevamo uccidere”, le prime parole dei due fratelli ai poliziotti e al pubblico ministero Francesco Cardona Albini. Anche il minore, Simone, 20 anni, è stato indagato a piede libero per concorso in omicidio aggravato dal vincolo di parentela e dall’impiego di arma impropria. Gli agenti della squadra mobile, diretti da Stefano Signoretti, hanno trovato nell’abitazione un martello e un cacciavite sporchi di sangue. In casa i segni di una violenta lite.

Sempre secondo la versione dei ragazzi, il padre si sarebbe presentato proprio per chiedere di ritirare la denuncia. Ma in pochi minuti le cose sono degenerate.

Le testimonianze dei colleghi Amt

Secondo la versione di un collega Amt, Pasquale viveva e lavorava per la famiglia, non era violento e chiunque avrebbe lo stesso mentre stando ad un secondo collega il figlio omicida aveva avuto dei problemi di salute, e Pasquale lo aveva portato anche all’estero, in Francia, per curarlo.

Unica certezza, di fatto, è quella di una notte d’agosto qualsiasi in cui si consuma un vero e proprio dramma familiare e la verità, ammesso sia data la possibilità di scoprirla, è nelle mani  della squadra mobile della polizia.

Come si arriva ad uccidere il proprio padre a sangue freddo? Forse, come dicono gli esperti, è più appropriato parlare di perdita di aderenza alla realtà, di una persona, madre, padre o figlio che sia, altamente disturbato che ha mandato dei segnali che non sono stati riconosciuti, che covava un rancore profondo, sfociato in violenza omicida.

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Milena Sala

Giornalista Day Genova Day La Spezia

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