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Civitanova

Omicidio Alika: l’autopsia rivela la causa del decesso

Pubblicato il 3 Agosto, 2022

“Asfissia violenta con concomitante choc emorragico interno”.

E’ la causa de decesso del venditore ambulante nigeriano, il 39enne Alika Ogorchuckwu, ucciso a Civitanova Marche, dopo che aveva chiesto l’elemosina, dal 32enne operaio salernitano Filippo Ferlazzo, adesso in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato da futili motivi e rapina.

Lo fa sapere “in via preliminare” il procuratore di Macerata facente funzione Claudio Rastrelli “in attesa del deposito della consulenza tecnica autoptica, al fine di una corretta informazione, tenuto conto della particolare gravità e rilevanza del caso”.

L’esame autoptico è stato eseguito ieri dal medico legale incaricato dalla Procura, Ilaria De Vitis, alla presenza del consulente di parte, Stefano Tombesi, e di un ispettore di polizia.

Alika
Uno dei messaggi sul luogo dell’omicidio

La salma, al termine dell’esame medico-legale, è stata messa a disposizione dei parenti per le esequie.

Una giornata straziante per la famiglia della vittima, a cominciare dalla vedova, Charity Oriakhi, che ha voluto dare un ultimo saluto al marito, accompagnata dal cognato e da un’amica della comunità nigeriana.

Sorretta dai due, Charity è uscita distrutta dall’Istituto di Medicina legale dell’ospedale di Civitanova.

“Chiedo aiuto all’Italia – ha detto piangendo e urlando – Voglio vedere l’uomo che ha ucciso mio marito, faccia a faccia, e mi deve dire perché. Non lo conosceva, perché gli ha fatto questo?”.

Il cognato di Charity insiste. “Se fossero stati due bianchi a litigare la gente sarebbe intervenuta. Non vogliamo che continui così, questa cosa va avanti da troppo tempo. Bisogna dare uno stop a questo. Bisogna parlare con le persone e fermare questo tipo di cose. Vogliamo giustizia per le persone di colore. Quello che si vede nel video è che tante persone hanno visto la lite, hanno preso i loro cellulari e hanno filmato la scena senza intervenire. Questo perché il nero era sotto e il bianco sopra. Per questo vogliamo giustizia. Black Lives Matter, le vite dei neri contano”.

Ferlazzo, “artista maledetto”, vari TSO alle spalle, storie di droga e mostre d’arte, nonostante abbia cercato di difendersi non è stato creduto dal gip che ha convalidato l’arresto.

Tutta da chiarire la responsabilità del suo tutor, la mamma Ursula Loprete, nominato dal Tribunale di Salerno e che avrebbe dovuto vigilare sul suo comportamento.

Scatti d’ira, l’ultimo di alcuni giorni fa, visite psichiatriche, ad aprile due al Centro di salute mentale della cittadina adriatica.

Bipolare, sdoppiamento della personalità, aggressività improvvisa: Ferlazzo dal profilo borderline è stato lasciato solo nonostante vivesse a casa della sua compagna Elena di 45 anni.

Perché la mamma, un interior designer molto noto a Salerno, era a 400 chilometri di distanza?

Se lo chiede la Procura che nei prossimi giorni ascolterà la donna e i medici che seguivano, anche farmacologicamente, l’omicida. Il presidente della Regione Marche, Dino Latini, ha sottolineato che «la necessità dello Stato di fornire una risposta adeguata nel condannare senza appello il responsabile di un delitto efferato».

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