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Omicidio Carol Maltesi: “Colpita col martello durante gioco erotico, ho filmato tutto”

Emergono particolari a dir poco agghiaccianti, dalla confessione di Davide Fontana, ex compagno della vittima che ha confessato tutto ai carabinieri, raccontando, come riportano i principali quotidiani, che “dovevamo fare un video, il secondo più violento del primo”.

Pubblicato il 30 Marzo, 2022

Il racconto dell’orrore

Emergono particolari a dir poco agghiaccianti, dalla confessione di Davide Fontana, ex compagno della vittima che ha confessato tutto ai carabinieri, raccontando, come riportano i principali quotidiani, che “dovevamo fare un video, il secondo più violento del primo”.

“L’ho colpita ovunque con un martello”

Secondo le dichiarazioni riportate, Fontana avrebbe detto che a seguito della prima scena di sesso, “in camera da letto avrebbe legato Carol al palo da lap dance con un sacchetto di plastica nero sulla testa”. Come riporterebbero i verbali, il presunto assassino avrebbe raccontato che “Carol era completamente nuda, sdraiata a terra a pancia in su. “Le ho legato i piedi, ho preso un martello e ho cominciato a colpirla ovunque, dalle gambe in su”. Poi, avrebbe aggiunto, “una volta arrivato alla testa ho cominciato a colpirla forte”.

“Le ho tagliato la gola, è stato un atto di pietà”

Fontana non avrebbe saputo spiegare il perché del suo gesto: “Non so perché l’ho fatto, non ho idea di cosa sia successo. Lei si muoveva ma io continuavo a colpirla – avrebbe confessato”. Poi, dopo i colpi, le ha tolto il sacchetto dalla testa: “Credevo fosse morta – ha raccontato ai carabinieri -. Perdeva molto sangue e non sapendo che altro fare le ho tagliato la gola con un coltello da cucina”: la ragazza sarebbe stata in agonia e, stando alla versione di Fontana, l’avrebbe fatto come un “atto di pietà”. Il resto è documentato dalla cronaca: dopo essersene andato fuori, è tornato nell’appartamento, ha smembrato il corpo e lo ha chiuso in cinque sacchi neri che poi ha abbandonato a Borno. Il tutto, riportano gli inquirenti, con l’auto della povera Carol di cui Fontana aveva anche il cellulare. 

Il cadavere è stato tenuto nel congelatore, fatto a pezzi e poi gettato in un dirupo, dove è stato trovato il 21 marzo scorso in alcuni sacchi neri. L’accusa per il presunto assassino è di omicidio volontario aggravato, distruzione e occultamento di cadavere. Ha confessato l’omicidio, la distruzione del cadavere e l’occultamento, prima dell’arrivo del suo legale.

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I due erano vicini di casa e avevano avuto una relazione. Fontana ha raccontato che nessuno in questi mesi ha cercato Charlotte Angie. “Solo la mamma con alcuni messaggi whatsapp e l’ex compagno sempre con messaggi. Al telefono nessuno” ha detto il 43enne, che da gennaio a oggi ha utilizzato il telefono della vittima. “Ho pagato anche l’affitto di casa sua” ha dichiarato.

Il presunto omicida si fingeva Carol sui social. “Non ho tempo adesso per i giornalisti e per spiegare perché ho lasciato il porno”. Così l’assassino di Charlotte Angie scriveva al sito bsnews fingendo di essere la donna che invece lui stesso aveva ucciso mesi prima. Al giornalista che chiedeva conto del fatto che i tatuaggi indicati dagli inquirenti sul cadavere trovato a Borno fossero uguali a quelli dell’attrice hard, lo stesso assassino – fingendosi Charlotte Angie – rispondeva via messaggio sabato scorso: “Ah ho capito mi hanno già detto diverse persone di quella ragazza. Io sto bene fortunatamente”.

La vicina, lui entrava e usciva facendo finta di niente. Per tutto il tempo in cui i pezzi del corpo di Carol Maltesi giacevano in un dirupo, il suo assassino ha continuato a usare la macchina della vittima come se nulla fosse. Lo racconta Sara Medici, vicina di casa sia della vittima sia dell’assassino, che vivevano entrambi in una piccola corte nel paese di Rescaldina, alle porte di Milano. In questi mesi, da gennaio, quando è avvenuto il delitto, a oggi “lui entrava e usciva facendo finta di niente. Non riesco a credere che la tenesse in casa” è il commento della vicina. “Abbiamo iniziato a pensare che avessero una storia perché uscivano di mattina presto uno da casa dell’altro”, ha detto la vicina. “Qui le pareti sono sottilissime, si sente tutto, non abbiamo sentito nulla, se avessimo sentito delle urla o simili saremmo usciti e invece non li abbiamo mai sentiti litigare”, ha detto la vicina del rapporto tra i due, che abitavano nella stessa piccola corte, doppio ingresso al piano terra e al primo e unico piano per entrambi.

Un’amica, “era una ragazza fragile”. “Una ragazza bellissima, fragile e sensibile che soffriva molto per la lontananza dal figlio”: così Sefora, che era la sua estetista, parla di Carol Maltesi. “Mi diceva che il suo sogno era andare a vivere in Olanda, ad Amsterdam, dove c’era suo padre insieme al figlio” racconta la giovane entrando nella cascina di Rescaldina dove viveva Carol. “Ogni tanto veniva da me a fare trattamenti estetici, l’ultima volta – ricorda – credo di averla vista prima di Natale, ma non mi sono preoccupata perché so che girava molto per fare shooting fotografici, sapevo che era sempre in giro”. “Non eravamo molto in confidenza, ma mi faceva tanta tenerezza: era molto fragile, lavorava molto con il suo aspetto fisico ma si vedeva che – sottolinea – era una persona molto sensibile che soffriva per il distacco dal figlio. Mi aveva detto che abitava in Veneto con il padre, non so perché non potesse tenerlo con sé. Forse perché lavorava molto”.

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