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Omicidio Yana Malayko: l’assassino confessa e cerca di assolversi

Pubblicato il 9 Marzo, 2023

“Sì, ho ucciso io Yana Malayko. Ma non l’ho fatto di proposito”.

Dopo quasi due mesi trascorsi nel carcere di Mantova, nel pomeriggio di mercoledì il 33enne moldavo Dumitru Stratan ha confessato l’omicidio della sua ex fidanzata 23enne, rigettando però l’accusa di aver premeditato il delitto.

La confessione è arrivata di fronte al procuratore capo Manuela Fasolato e ai carabinieri del Nucleo investigativo di Mantova dopo che Stratan stesso, difeso dai suoi avvocati Andrea Pongiluppi e Domenico Grande Aracri, ha chiesto di poter essere sentito in carcere, dove si trova dallo scorso 20 gennaio con l’accusa di omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere. 

Yana Malayko

Nel corso dell’interrogatorio videoregistrato, Stratan ha fornito la sua versione dei fatti.

Il 33enne, la sera tra il 19 e il 20 gennaio, come ricostruito si trovava nell’appartamento di piazzale Resistenza con Yana. Secondo il suo racconto, durante una discussione avrebbe colpito la 23enne all’altezza dello sterno per allontanarla da sé, per poi spostarsi in un’altra stanza.

Solamente qualche minuto dopo – sempre secondo la confessione fornita – Stratan si sarebbe reso conto che la ragazza era morta: in pratica quel pugno, o comunque un colpo piuttosto forte all’altezza dello sterno, avrebbe provocato in modo non intenzionale la morte. 

Ma la versione dei fatti fornita da Stratan non coinciderebbe con quanto è stato finora rinvenuto dai carabinieri di Mantova e del Ris di Parma. 

Anzitutto le tracce di sangue trovate su indumenti, lenzuola, testiera del letto, asciugamani, trolley: difficile pensare che un colpo allo sterno, per quanto ben piazzato, possa provocare perdite ematiche così abbondanti. 

E poi i segni delle percosse ricevute da Yana tra il volto e il collo, difficilmente compatibili con un pugno al torace.

Tali e altri aspetti nel corso dell’interrogatorio sono stati evidenziati dalla Procura, ma Stratan è rimasto fermo sulle proprie posizioni. In pratica quello confessato dal 33enne è un omicidio preterintenzionale. 

Sull’occultamento del cadavere invece il 33enne non ha fornito dettagli e spiegazioni particolari, spiegando di non ricordare in modo preciso cosa fosse successo dopo la morte della giovane di origine ucraina.

Quella di mercoledì è comunque una svolta nella vicenda, dal momento che tutti gli elementi emersi dalle indagini puntavano proprio su Stratan che però fino ad ora aveva scelto di non pronunciare una sola parola su quanto accaduto. Le indagini della Procura e dei carabinieri nel frattempo procedono. Mercoledì, nella sede dei Ris di Parma, sono iniziate le analisi su tutto il materiale sequestrato: lenzuola, trolley, indumenti, asciugamani, telo di plastica usato per avvolgere il trolley stesso all’interno del quale Yana è stata trovata senza vita lo scorso primo febbraio. I carabinieri del Ris hanno inviato in laboratorio le tracce ematiche e biologiche raccolte: i risultati delle analisi del dna sono attese nei prossimi giorni.

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