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Operazione contro la ‘ndrangheta: 48 arresti “importanti”. Nei guai Cesa, segretario Udc

Pubblicato il 22 Gennaio, 2021

I rapporti tra politica, ‘ndrangheta e imprenditoria sono ancora una volta finiti nel mirino della magistratura. Di mezzo c’è finito Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc ed europarlamentare, indagato per associazione a delinquere nell’inchiesta che riguarda le cosche del Crotonese. Il solito sistema di appalti in cambio di voti e tangenti sulle commesse.

Nei guai anche il segretario regionale calabrese, oggi assessore al Bilancio, Francesco Talarico, finito ai domiciliari. Sono stati, secondo l’accusa, i referenti dell’imprenditore Antonio Gallo, braccio economico di tutti i clan del Crotonese.  Quarantotto arresti, la Procura antimafia di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri ha fatto sul serio, dopo un lungo periodo di indagini.

Cesa si dichiara estraneo: “Ho ricevuto un avviso di garanzia su fatti risalenti al 2017… Chiederò attraverso i miei legali di essere ascoltato quanto prima dalla procura competente. Come sempre ho piena e totale fiducia nell’operato della magistratura. E data la particolare fase in cui vive il nostro Paese rassegno le mie dimissioni da segretario nazionale come effetto immediato”.

Un sistema di potere che aveva tasselli operativi dappertutto, come nel caso dell’ex maresciallo della Guardia di Finanza, Ercolino D’Alessandro, che forniva informazioni riservate in cambio di favori per il figlio. “Gallo – ha spiegato Gratteri – lavorava su più piani e riusciva a muoversi con grande disinvoltura quando aveva di fronte lo ‘ndranghetista doc, o il politico o l’imprenditore. Si muoveva su più piani, perché aveva bisogno di più piani, per creare una sorta di monopolio o almeno oligopolio su un territorio per avere la possibilità di vincere gare truccate per la fornitura di prodotti per la sicurezza sui luoghi di lavoro o attività di pulizia, anche a livello nazionale”.

Non solo appalti, ma anche la vendita di dispositivi anti-infortunio e fatturazioni false per operazioni mai avvenute emesse da società false. “Ci sono oltre 150 pagine di capi di imputazione per tantissimi reati, tra cui associazione per delinquere, voto di scambio, intestazione fittizia di beni, appalti, turbative, rivelazioni del segreto istruttorio, quindi tutta la gamma dei reati tipici che negli ultimi anni stiamo vedendo emergere sempre più nel corso delle nostre indagini, indagini di mafia in cui ci sono sempre meno omicidi, ci sono sempre meno reati violenti ma sempre più reati che riguardano il potere politico e sempre più reati che riguardano il potere economico” ha aggiunto Gratteri.

Cesa si sarebbe impegnato “ad appoggiare il gruppo per soddisfare le mire dei sodali nel campo degli appalti. Con le condotte in parola contribuivano a salvaguardare gli interessi delle compagini associativa di tipo ‘ndranghetistico di riferimento, in particolare le cosche dell’alto jonio catanzarese e del basso jonio crotonese”.

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