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Ora legale, manca poco: sarà l’ultima volta che sposteremo le lancette? “Meloni ci ascolti”

Pubblicato il 23 Marzo, 2024

Manca ormai poco al momento di cambiare un’altra volta la posizione delle lancette dell’orologio. L’ora legale scatterà la prossima settimana, certificando lo slancio verso la bella stagione.

Nella notte tra sabato 30 e domenica 31 marzo bisognerà regolare gli orologi di un’ora in avanti.

E non sono pochi gli italiani che già temono gli effetti negativi che poi il ripristinarsi del cambio ha sistematicamente sulla salute, oltre che su energia, bollette.

Effetti che accendono nuovamente il dibattito sul una svolta definitiva, quella chiesta dai numerosi cittadini che hanno firmato la petizione online per chiedere che venga resa permanente l’ora legale.

Sono 336mila gli italiani che la vorrebbero per tutto l’anno.

E con loro i componenti della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) e di Consumerismo No Profit, che insieme hanno avviato una raccolta firme per chiedere al Governo l’ora legale per tutti i 365 giorni che scandiscono ogni ciclo annuale.

“Sul fronte energetico – ha calcolato Sima – l’adozione dell’ora legale permanente tutto l’anno produrrebbe nel nostro Paese minori consumi di energia per circa 720 milioni di kwh equivalenti, e si considerano solo le attuali tariffe della luce sul mercato tutelato, ad un risparmio in bolletta di circa 180 milioni di euro annui. A ciò si aggiungerebbe un massiccio taglio alle emissioni climalteranti pari a 200.000 tonnellate di CO2 in meno, equivalenti a quella assorbita piantando dai 2 ai 6 milioni di nuovi alberi”.

“Chiediamo al governo Meloni di impegnarsi per arrivare in Italia all’abbandono definitivo dell’ora solare adottando l’orario legale tutto l’anno – afferma il presidente di Sima Alessandro Miani – Una possibilità prevista dall’Unione Europea che già nel 2019 ha approvato una Direttiva che pone fine al doppio cambio orario durante l’anno lasciando ampia discrezionalità agli Stati Membri, auspicando un coordinamento tra le varie nazioni per evitare ripercussioni sugli scambi commerciali e i movimenti transfrontalieri”.

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