Padova, il Covid elimina 2.755 posti lavoro in agricoltura

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Nel primo semestre 2000 in agricoltura sono stati tagliati 2.755 posti di lavoro nella sola provincia di Padova: i dati sono riportati in un recente studio di Veneto Lavoro. Dal primo gennaio al 30 giugno 2019 gli assunti, compresi gli stagionali, in agricoltura sono stati 6.445, mentre nello stesso periodo dell’anno in corso il valore è sceso del 43%, toccando quota 3.690. Giù, in particolare, il numero degli stranieri, soprattutto provenienti dall’est Europa (Romania e Bulgaria su tutti). Un fenomeno, questo, che secondo Cia Padova è motivato dal fatto che «tali lavoratori preferiscono rimanere nei propri Paesi d’origine per non rischiare di venire sottoposti a due potenziali quarantene: la prima all’arrivo in Italia, nel caso i test rapidi dovessero risultare positivi, e la seconda al loro rientro. Di fatto potrebbero rimanere fermi, appunto senza lavorare, addirittura per quattro settimane». In crisi la vendemmia (-58% di italiani, -45% di stranieri), le attività correlate alla coltivazione di ortaggi (-56% di italiani, -49% di stranieri) e dei cereali (-43% di italiani, -59% di stranieri). Per quanto riguarda gli allevamenti di pollame, il personale straniero impiegato conta 55 unita’, lo stesso valore registrato nel primo semestre del 2019. Stando a quanto indicato nel report di Veneto Lavoro, «l’avvio della stagione estiva ha contribuito a migliorare le condizioni del mercato di lavoro, dopo le pesanti perdite subite nella fase più acuta dell’emergenza sanitaria, ma si conferma insufficiente a ripianare la caduta occupazionale degli ultimi mesi. A livello generale restano da valutare gli effetti del blocco dei licenziamenti e dell’estensione della cassa integrazione, due provvedimenti che hanno contribuito a limitare il numero di cessazioni durante il lockdown e che sono tuttora oggetto di discussione in merito ad una probabile proroga della loro validità”.

Maurizio Antonini, direttore di CIA Padova spiega la situazione di emergenza: “Non ci sono segnali di una consolidata inversione di tendenza. Dall’inizio dell’anno abbiamo registrato una continua diminuzione dei prezzi, a tutto svantaggio degli imprenditori agricoli. Un fenomeno, che è stato causato dal lockdown e da una complessiva speculazione nei vari passaggi della filiera. A rimettercene, come sempre, le aziende, in costante sofferenza”.

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Luigi Spatalino

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