Pierluigi Iannarelli, segretario del circolo di Sinistra italiana, Stefano Lucantonio, coordinatore provinciale, Enrico Perilli, della segreteria regionale scrivono in una nota: “E’ di eri sera la notizia che su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Mariastella Gelmini, il Consiglio dei Ministri ha deliberato di impugnare la sciagurata legge numero 14 dell’8 giugno 2021, recante la ‘Nuova disciplina del Parco naturale regionale Sirente Velino e revisione dei confini. Modifiche alla legge regionale 42/2011’, che oltre a riperimetrare il Parco, ne stabilisce i criteri per la nuova governance. Oramai è chiaro a tutti che, come è stato denunciato dalle 150mila firme raccolte, dall’appello degli oltre 50 tra le maggiori personalità dell’ecologismo italiano, dalle relazioni scientifiche dell’Ispra e dei dipartimenti di Scienze ambientali delle Università del Centro Italia, dalle Associazioni ambientaliste del territorio, dal nostro circolo e da qualche altro partito, questa operazione rappresenta semplicemente uno strumento di gestione politica/elettoralistica per chi l’ha proposta. Si è subito capito, un istante dopo l’approvazione della Legge, che serviva esclusivamente per ‘acconciare’ alcune poltrone che infatti, solo qualche giorno dopo, sono state prontamente occupate da chi ha voluto pervicacemente la mutilazione del Parco. Alla luce di questa decisione del Governo, alla luce del provvedimento del Tar dell’Aquila che ha sospeso l’autorizzazione rilasciata dalla Regione Abruzzo per la realizzazione dei nuovi impianti da sci a Valle delle Lenzuola a Ovindoli, sempre nel Parco regionale del Sirente-Velino in quanto zona di Protezione speciale comunitaria, sarebbe auspicabile che gran parte degli amministratori del comprensorio del Parco facessero una riflessione sulle linee politiche e amministrative di cui si sono dotati, per poter dare finalmente ai loro cittadini amministrazioni all’altezza della bellezza e complessità di quel territorio. Chiediamo pertanto al neo presidente eletto, Francesco D’Amore, di prendere atto del fallimento della sua linea politica e amministrativa, nonché di autosospendersi dalla carica in attesa del pronunciamento della Consulta, in virtù del fatto che sta occupando quella poltrona grazie alla legge che il Governo ha ritenuto di impugnare.”
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