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Parla il professore aggredito a Casavatore: “Anche i ragazzi sono vittime”

Nonostante la terribile violenza subita il professore ha avuto il coraggio di perdonare i figli dei suoi aggressori.

Pubblicato il 22 Febbraio, 2022

Una vicenda che ha sconvolto il mondo della scuola, e non solo. Un professore è stato picchiato selvaggiamente da 5 adulti sotto casa sua. Motivazione? Aver sgridato ragazzini di una prima media che facevano troppo chiasso nella scuola De Curtis di Casavatore.

Protagonista della vicenda è Enrico Morabito, che ha subito condiviso su Facebook quanto gli era successo, mostrando il volto tumefatto e le macchie di sangue ancora visibili fuori il palazzo di casa sua.

La sua storia ha fatto il giro del web. Nonostante tutto il professore, metabolizzata la vergognosa aggressione, parla dell’accaduto con amarezza ma senza rancore verso i ragazzini: “Come molti miei colleghi sono un docente precario e ho fatto supplenza per 7 giorni nella scuola De Curtis a Casavatore.

All’ultimo giorno di lezione la classe “ha dato di matto”, quindi ho messo una nota di demerito sul registro. Tra l’altro il registro di quella classe è pieno di note di demerito. Nonostante la nota però la classe ha continuato a disturbare la lezione: chi usciva, chi faceva assembramenti, chi si sedeva sul davanzale della finestra.

A quel punto li ho richiamati più aspramente, ricordando che la scuola avrebbe potuto sospenderli, abbassare i voti o spostarli in altre classi se avessero continuato così. Per me la cosa era finita lì”.

Non per i ragazzini evidentemente, “mortificati” e “oltraggiati” dal professore che ha osato sgridarli. La cosa è giunta alle orecchie di alcuni genitori, che hanno deciso di “farsi giustizia da soli”.

“Nel pomeriggio mi hanno citofonato a casa qualificandosi come miei amici– racconta il professore- e mi sono trovato di fronte cinque persone. Mi hanno chiesto se fossi io Enrico e ho risposti di sì. A quel punto è iniziato il pestaggio.

Alcuni mi tenevano bloccate mani e gambe e gli altri mi picchiavano. Se ne sono andati via dicendomi di non tornare più a scuola e di non chiamare i carabinieri”.

Al contrario invece chiamare i carabinieri è stata proprio la prima cosa che ha fatto il professore. Per quanto scosso, il professore “perdona” i ragazzi: “Non voglio puntare il dito contro tutti gli alunni della classe, tra di loro ci sono anche tanti bravi ragazzi.

Ho ricevuto tanta solidarietà da parte dei colleghi, i quali mi hanno raccontato di aver subito aggressioni simili. Vedo una generazione incattivita e arrabbiata, con i genitori che non riescono ad imporre le regole.

Se avrò occasione spiegherò ai ragazzi che non ho niente contro di loro, ho perdonato anche i figli dei miei aggressori. Anche loro sono delle vittime. Ma devono imparare che questo non è il modo corretto di agire”.

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