Parla l’ex Pm che indagò su Messina Denaro: “Ho pensato che non lo volessero arrestare”

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A poco meno di una settimana dalla sua cattura fa ancora discutere la cattura di Matteo Messina Denaro. Questa volta a parlare è l’ex magistrata Teresa Principato, che nel periodo in cui fa procuratrice aggiunta a Palermo cercò in tutti i modi di fare arrestare Matteo Messina Denaro. Adesso, la dottoressa Principato, è in pensione e nei giorni scorsi aveva parlato proprio di quelle che sono le connessioni fra l’ex capo di Cosa Nostra e la massoneria.

L’ex magistrata in un’intervista a La Stampa ha detto anche come le sue indagini furono ostacolate e come avesse pensato che non lo volessero prendere Matteo Messina Denaro. “Pensai davvero che non lo volessero prendere. Sia io sia altri colleghi cercammo di convincere il procuratore a fermare i colleghi del gruppo agrigentino che volevano procedere all’arresto di un boss che secondo noi ci avrebbe portato dal ricercato. Avrebbero vanificato tutto. Anche i carabinieri del Ros ci parlarono. Invano”.

Sempre secondo il racconto della Principato il boss Leo Sutera (definito un capomafia) “Appena uscito dal carcere incontrò Messina Denaro. Aveva anche il compito di farlo incontrare con due mafiosi palermitani. Lo fotografammo mentre estraeva da una pietra un pizzino del latitante. Lo lesse e lo rimise al suo posto. Per l’indagine furono utilizzati persino i droni.  Nonostante tutto questo però Francesco Messineo, procuratore capo di quei tempi, non volle credere a quello che la Principato diceva sull’intercettazione che collegava Sutera a Messina Denaro e neanche il Consiglio Superiore della Magistratura le diede ascolto. “Confermai, ma Messineo non si convinse. E successe un’altra cosa strana. Seppi che poco dopo, in quei giorni, si recò in aula bunker dove venivano effettuate le intercettazioni sulle ricerche del boss. Chiese a un ufficiale di sapere se ve ne fossero di interesse”. 

Infine la Principato ha ricordato come: La cattura non era ritenuta prevalente. Per questo successivamente mi concentrai sulla pista massonica. L’inchiesta condusse ad evidenze di logge cui erano iscritti questori, medici poliziotti. Indagammo col Gico ma non fu facile nemmeno stavolta. Si sollevavano dei dubbi sul collaboratore che ci stava portando dentro quelle storie, che ritenni fondate in generale, ma non sulla pista massonica di cui lui faceva parte. Mi ritrovai in una riunione senza nemmeno il consenso dei colleghi. Completamente sola e inascoltata ospite, decisi di andare via in anticipo. Principato non crede che Messina Denaro si sia consegnato ma aderisce alla tesi di chi pensa che il boss fosse stanco e che gli convenisse farsi arrestare: “Aveva abbassato le difese. Lei se lo vede uno che per prudenza non incontra mai la figlia per 20 anni mettersi in coda per un tampone?

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Redazione Catania 2

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