Pubblicato il 26 Luglio 2022
Dall’esame, iniziato verso le 8 di mattina, non è emersa un’evidente causa della morte della piccola.
I medici legali si sono riservati di dare una risposta solo all’esito di ulteriori accertamenti, in particolare esami radiologici e tossicologici.
Un’eventualità, questa, che andrebbe a incidere sul quadro accusatorio, aprendo all’ipotesi della premeditazione.
Alessia Pifferi, in carcere a San Vittore da giovedì scorso con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato nell’ipotesi dell’omissione, è sorvegliata a vista, nonostante non abbia mostrato segni di alterazione psicofisica.
Il solido quadro probatorio potrebbe portare il pm, Francesco De Tommasi, a richiedere il rito immediato per la 37enne, a cui numerosi cittadini, per lo più madri di bambini della stessa età di Diana, augurano, nelle e-mail che continuano a spedire in Procura, di ricevere la “pena più severa in assoluto, l’ergastolo a vita senza sconti”.
Richieste dettate dal turbamento generato nell’opinione pubblica dalla morte per stenti della bimba di 16 mesi.
Ancora ignoto il suo padre biologico: Alessia Pifferi non ha fornito agli inquirenti alcuna indicazione per rintracciarlo.
Qualche indizio potrebbe arrivare dagli esami sul telefono cellulare della donna, adesso sotto sequestro.