Pubblicato il 25 Marzo, 2023
E’ la famiglia di Elisa Claps, la studentessa che nel 1993 fu uccisa barbaramente da Danilo Restivo, un ragazzo che la corteggiava senza successo.
La chiesa in questione è proprio quella della Santissima Trinità, nel centro di Potenza, nel cui sottotetto, diciassette anni dopo l’omicidio, fu rinvenuto il cadavere della ragazza.
Una storia allucinante, fatta di reticenze e omissioni, che presto diventerà una serie televisiva targata Rai, per la regia di Marco Pontecorvo, e che ha lasciato un segno profondo nella comunità potentina.
Proprio per questo motivo i familiari di Elisa sostengono che è “un affronto alla decenza” consentire a quell’edificio di culto il ritorno alle ordinarie funzioni religiose.
“Qui si vuole dimenticare senza aver fatto memoria ed esperienza di quello che è successo”, dice l’investigatore privato Marco Gallo, ex consulente della famiglia Claps nelle indagini e ora mediatore nei rapporti con la Chiesa.
Ma la cosa che fa più male alla madre e ai fratelli di Elisa è che in tutti questi anni proprio da parte della Chiesa non siano mai giunte parole di scuse ufficiali.
Accuse precise e circostanziate che trovano riscontro nelle indagini ma sulle quali i sacerdoti nel tempo coinvolti hanno sempre negato. Due finora gli incontri con il vescovo di Potenza, monsignor Salvatore Ligorio, conclusisi con un nulla di fatto. Le posizioni si mantengono lontanissime tra loro.
Fin qui l’amarezza e la rabbia di una famiglia che ancora oggi, a distanza di tanti anni dall’omicidio di Elisa, non riesce a trovare pace.
“Noi continueremo a urlare la nostra indignazione – conclude Marco Gallo – e rivolgiamo un pubblico appello a Papa Francesco affinché ci riceva, perché è giusto che sappia quello che abbiamo subito”.