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Professore aggredito a Casavatore, individuati i presunti aggressori: c’è anche il padre di un alunno

Alle accuse del professore rispondono i genitori degli alunni: “Non sono mostri”.

Pubblicato il 7 Marzo, 2022

Identificate due delle 5 persone che lo scorso 17 febbraio hanno aggredito e malmenato Enrico Morabito, professore chiamato per una supplenza alla scuola “Antonio De Curtis” di Casavatore.

L’aggressione sarebbe collegabile ad un richiamo del professore verso gli alunni, rei di aver fatto troppa confusione in classe. Dopo l’aggressione Morabito fu accompagnato all’ospedale di Frattamaggiore, per poi denunciare il tutto ai carabinieri.

L’indagine, diretta dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, ha permesso di individuare grazie alle immagini di videosorveglianza e dopo aver ascoltato le persone informate sui fatti tra gli aggressori due 35enni, rispettivamente di Napoli e Casavatore. Ancora in corso le indagini per risalire agli altri componenti della “spedizione punitiva”.

Uno dei due soggetti è il padre di un alunno della classe dove Morabito ha effettuato la supplenza. Nei loro confronti è stato emesso un avviso di conclusione delle indagini preliminari per il reato di lesioni personali aggravate dall’aggressione di gruppo per futili motivi.

La reazione dei genitori: “I nostri figli non sono mostri”

Dopo l’episodio, che ha avuto una vasta eco anche a livello nazionale, i genitori dei bambini hanno però voluto dire la loro in una lettera aperta dove, pur condannando l’aggressione, difendono i loro figli.

Nella lettera si evidenzia che, dopo i primi due giorni festosi di supplenza, il professore Morabito avrebbe avuto atteggiamenti fin troppo severi.

I genitori sostengono che le reiterate minacce di essere sospesi, di essere spostati in altre classi o di essere bocciati hanno mandato i bambini in uno stato di sconforto fino a farli piangere.

Una vicenda sicuramente triste, che non ha fatto bella pubblicità e che sicuramente merita una profonda rivisitazione del sistema scolastico per proteggere e tutelare maggiormente i bambini, ma anche gli stessi docenti, per creare un ambiente di libero confronto e di crescita per tutti.

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