Pubblicato il 4 Luglio, 2023
Un impiegato oggi in pensione della municipalizza dei trasporti di Roma è accusato di aver utilizzato l’auto di servizio dell’Ama, una Fiat Panda, per allontanarsi di almeno 20 chilometri dall’area in cui avrebbe dovuto lavorare per intrattenere rapporti con delle prostitute.
La richiesta dell’accusa era molto pesante: 9 mesi di carcere per i reati di peculato e interruzione di servizio, ma alla fine i giudici sono stati più “morbidi” e lo hanno condannato al pagamento di una provvisionale immediata di 20.000 euro di multa da versare ad Ama, che si è costituita parte civile durante il processo.
A prostitute con l’auto aziendale: la ricostruzione della vicenda
L’uomo, uno dei capi squadra della municipalizzata, aveva il compito di monitorare e controllare la raccolta rifiuti e il conseguente decoro stradale nell’area della Galleria Giovanni XXIII e per muoversi utilizzava una Panda, l’auto messa a sua disposizione dall’azienda.
Tuttavia, secondo alcune segnalazioni, sarebbe stato visto nel 2019 più volte in via Cristoforo Colombo, ad oltre 20 chilometri di distanza dalla sua area di competenza, a bordo dell’auto di servizio dell’azienda.
L’impiegato ha sempre sostenuto di non aver adottato comportamenti compromettenti durante gli orari di lavoro, eppure secondo molti avvistamenti si sarebbe avvicinato più volte alle prostitute nel quadrante sud di Roma.
Per ben 2 volte è stato sorpreso nella zona sud di Roma, il 24 e il 27 agosto, e alcuni agenti della Polizia Locale, come riportato da Il Corriere della Sera, hanno dichiarato di averlo trovato in atteggiamenti equivoci.
Anche due giorni dopo, il 29 agosto, l’uomo sarebbe stato sorpreso in atteggiamenti inequivocabili con una prostituta, sempre a bordo dell’auto aziendale dell’Ama.
In tribunale l’uomo si è difeso sostenendo che aveva con le prostitute esclusivamente rapporti di lavoro, elargendo favori in cambio della promessa di mantenere la strada pulita. Una versione che, evidentemente, non ha convinto i giudici che lo hanno condannato al pagamento di una multa da 20.000 euro.
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