Feste patronali ferme da due anni: le associazioni di categoria della Puglia legate al mondo delle tradizioni e della devozione popolare hanno scritto al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, al presidente della Conferenza Episcopale Pugliese S.E. Mons. Donato Negro e al direttore del Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia Aldo Patruno.
Sottoscrivono l’istanza: Graziano Cennamo (Presidente di PugliArmonica APS), Benedetto Grillo (Presidente dell’Associazione Nazionale Bande da Giro), Giuseppe Truppa (Delegato Regionale Associazione Pirotecnica) e Vito Maraschio (Presidente dell’Associazione Luminaristi Pugliesi) per dare voce a comitati, bande, luminaristi, fuochisti, giostrai, artigiani e venditori ambulanti.
La richiesta, come si legge dalla lettera inviata, è “cercare un confronto costruttivo e trovare una soluzione percorribile” per permettere di tornare al lavoro e dare continuità a quanto fatto a tutte quelle attività lavorative, culturali ed economiche legate alle feste popolari e alle manifestazioni religiose, settore fermo quasi del tutto dalle restrizioni imposte dall’emergenza Covid.
Nonostante i ristori e i programmi di supporto previsti dal Governo e dalla Regione Puglia, il settore delle feste patronali è quello che ha beneficiato di misure minori rispetto ad altri comparti, e molti operatori che per anni hanno investito impegno e passione sono senza lavoro. Pertanto, viene chiesto di avere risposte chiare per poter pianificare e pensare a una ripartenza.
In particolare, le manifestazioni religiose e le processioni possono svolgersi in sicurezza e nel rispetto delle norme anti-contagio (come indicato nel giugno 2020 dal CTS) e sembra invece una espressa volontà politica tenerle ferme. In altre regioni del Mezzogiorno, le stesse iniziative si tengono regolarmente.
In conclusione, la cordata chiede un tavolo programmatico per pianificare la ripresa delle attività del comparto della tradizione popolare, in tempo per poter programmare con i giusti tempi le date estive in quanto, come si legge “a questi appuntamenti è legata la sopravvivenza di intere categorie di lavoratori e secoli di storia del nostro patrimonio culturale immateriale”.
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