Pubblicato il 11 Maggio, 2022
La sua fuga sa di spy story, ma è tutto vero, tutto reale. La leader delle Pussy Riot è riuscita a beffare il regime russo.

Lo scorso mese aprile, così come racconta il New York Times, mentre Putin reprimeva più duramente qualsiasi critica alla sua guerra in Ucraina, le autorità annunciano che gli arresti domiciliari di Maria Alyokhina sarebbero stati convertiti in 21 giorni in una colonia penale.
La donna, quindi, decide di sfuggire alla durissima detenzione travestendosi da rider, un escamotage che le ha permesso di eludere il controllo della polizia di Mosca, che sorvegliava l’appartamento dell’amica dove alloggiava.

Dopo che scatta la foto ricordo dell’impresa e la invia ai suoi amici, abbandona il cellulare come esca e per evitare di essere rintracciata.
Maria Alyokhina comincia a fare parlare di sé, e a entrare nel mirino del Cremlino, quando la sua band punk Pussy Riot ha organizzato una protesta contro il presidente Vladimir Putin nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca.
Per quell’atto di ribellione nel 2012, è stata condannata a due anni di carcere per “teppismo”. Rimane determinata a combattere il sistema di repressione di Putin, anche dopo essere stata incarcerata altre sei volte dalla scorsa estate, ogni periodo per 15 giorni, sempre con accuse inventate volte a soffocare il suo attivismo politico.
Insomma, lo scorso mese capisce che nella colonia penale avrebbe rischiato più della assenza di libertà.

Un amico la accompagna al confine con la Bielorussia. E’ necessaria una settimana per entrare in Lituania. In un monolocale a Vilnius, la capitale lituana, rilascia un’intervista per descrivere la straziante fuga di un dissidente dalla Russia di Putin: “Sono stata felice di averlo fatto, perché è stato un grande e imprevedibile vaffa….. alle autorità russe. Ancora non capisco del tutto quello che ho fatto”.
I PRCEDENTI
Trentatré anni, ha trascorso la sua vita combattendo affinché il suo Paese rispetti la propria costituzione e i diritti umani più elementari, così come la libertà di espressione. Dopo essere stata liberata anticipatamente dalla prigione nel dicembre 2013, lei e un altro membro delle Pussy Riot hanno fondato Mediazona, una testata giornalistica indipendente incentrata su crimini e punizioni in Russia.
Ha anche scritto un libro di memorie, “Riot Days”, e ha viaggiato a livello internazionale esibendosi in uno spettacolo basato sul libro. Sebbene il suo sogno fosse andare in tournée in Russia, solo tre sedi hanno accettato di ospitare lo spettacolo e tutte hanno dovuto affrontare ripercussioni.
La Alyokhina si è impegnata a rimanere in Russia nonostante la regolare sorveglianza e la pressione delle autorità. Ma ora non ha potuto fare altro, per non rischiare la vita, di unirsi alle migliaia di russi fuggiti dal loro Paese dopo l’invasione dell’Ucraina.
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