Putin firma il decreto contro i “Paesi ostili”: “Il nostro gas si paga in rubli”

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Vladimir Putin ha firmato un decreto sul pagamento in rubli delle forniture di gas ai cosiddetti “Paesi ostili”. Lo ha annunciato lo stesso presidente russo, esortando i Paesi occidentali ad aprire conti in rubli nelle banche russe per pagare il gas.

“Nessuno ci vende niente gratis, e noi nemmeno faremo opere di carità. Ciò significa che i contratti esistenti, in caso di mancato pagamento del gas in rubli, saranno interrotti – ha dichiarato Putin secondo quanto riportato dall’agenzia russa Tass – I Paesi occidentali dovranno aprire un conto in rubli presso le banche russe per pagare il gas in rubli. Il pagamento del gas in rubli è un passo verso la sovranità finanziaria del Paese”.

Dopo l’annuncio di Putin il prezzo del gas è balzato a 127 euro al megawatt/ora per poi ripiegare a 123 euro con un rialzo dell’1,5%.

“Non accetteremo in alcun modo di pagare il gas in altre divise rispetto a quelle sancite dai contratti” – ha reagito subito così il ministro dell’economia francese, Bruno La Maire, a Berlino, in conferenza stampa con il ministro tedesco Robert Habeck – Francia e Germania si preparano, nel caso in cui la Russia bloccasse le forniture. Potrebbe esserci una situazione in cui domani, in circostanze particolari, non ci sarà più il gas russo. Sta a noi preparare questi scenari e ci stiamo preparando”.

Ieri Germania ed Austria hanno attivato la procedura di emergenza in tre fasi per far fronte a questa circostanza, che al momento non si sta verificando.

Sulla questione della valuta di pagamento del gas russo c’è molta confusione. Ieri il portavoce di Putin Dmitry Peskov aveva affermato che le tempistiche saranno più lunghe di quanto ipotizzato inizialmente. In origine si era parlato di un obbligo di passaggio al rublo già da aprile. I paesi del G7 hanno sempre respinto questa possibilità. Tuttavia ieri la possibilità di un passaggio al rublo salvaguardando la validità dei contratti in essere è stata discussa durante la telefonata tra Putin e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Oggi però il cancelliere ha specificato che “Abbiamo guardato i contratti, c’è scritto che si paga in euro. E ho chiarito nella telefonata che rimarrà così. Le imprese potranno pagare, vorranno pagare e pagheranno in euro”.

Ieri Putin ha avuto un colloquio anche con Mario Draghi. Questa mattina il presidente del Consiglio ha affermato “Le parole di Putin sono state: i contratti esistenti rimangono in vigore, le aziende europee, e ha rimarcato che è una concessione solo per loro, continueranno a pagare in euro o in dollari. La spiegazione su come si faccia a conciliare le due posizioni, dollari e pagare in rubli, è stata lunga e ho ascoltato dicendo che poi i tecnici si sarebbero messi in contatto. Quello che ho capito è che la conversione è un fatto interno alla Federazione Russa. Ora ci sono analisi in corso per capire che significa” aggiungendo “Mi sembra non sia semplice cambiare valuta di pagamento senza violare i contratti”.

Per pagare i gas in rubli i paesi europei dovrebbero convertire le loro valute (euro, sterline, etc) presso la banca centrale russa. In sostanza “comprando” rubli e sostenendone il valore. La valuta russa ha ormai recuperato il cambio precedente all’invasione. Dopo aver raggiunto un rapporto con il dollaro a 140 (140 rubli per avere un dollaro) si colloca oggi intorno a quota 82. L’Europa importa ogni anno dalla Russia oltre 100 miliardi di metri cubi di gas, oltre un terzo del suo fabbisogno. Ogni giorno i paesi europei pagano a Mosca circa un miliardo di euro per gas, petrolio e carbone.

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Redazione Nazionale

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