Pubblicato il 28 Dicembre 2024
“Lei, camerata La Russa, deve abituarsi a rispettare le opposizioni in questa aula”. “E lei deve abituarsi ad avere la cortesia di non sfuggire la verità”. E’ il botta e risposta fra Matteo Renzi e Ignazio La Russa all’interno del Senato nel giorno dell’approvazione della manovra finanziaria per il 2025.
“Pensavo di averle fatto un complimento”, incalza Renzi e aggiunge sul rumore in aula: “Il presidente non avverte i rumori, è tipico dell’età che avanza…”.
Il motivo, dal punto di vista del senatore di opposizione, è la “norma ad personam” inserita nel testo contro di lui, che vieta a parlamentari di ricevere compensi da stati extra Ue.
I toni sono saliti man mano che l’aula rumoreggiava e dopo la richiesta di Renzi al presidente del Senato, di avere più silenzio, la polemica è esplosa.
La Russa ribatte che il rumorio di sottofondo è nella norma e chiede a Renzi di “evitare di dare lezioni”. Da lì il “camerata” e il resto del battibecco fra i due.
Quella che Reni chiama “norma ad personam” consiste nel divieto per i parlamentari di ricevere incarichi retribuiti dagli extra Stati Ue.
Il provvedimento è stato chiamato “anti Renzi” viste le possibili ripercussioni sull’attività internazionale di “conferenziere” dell’ex premier.
La versione riformulata del testo dei relatori prevede che i titolari di cariche di governo e i parlamentari – a eccezione di quelli eletti all’estero – non possano accettare durante il proprio mandato contributi, prestazioni o altre utilità erogati da arte di soggetti pubblici o privati extra Ue.
Fatta eccezione per i titolari di cariche di governo, il divieto non si applica nel caso di preventiva autorizzazione ma comunque per importi non superiori a 100mila euro all’anno.
In caso di inosservanza il compenso deve essere versato entro 30 giorni al bilancio dello Stato, il mancato versamento genera una sanzione pari a quanto guadagnato.