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Rigassificatore: le considerazioni di Andrea Baldassarri

Pubblicato il 28 Luglio, 2022

Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato.

Su Facebook, si legge un comunicato del Circolo PD Cotone Campagna, che ne segue un altro, di simile tenore, del Circolo di Riotorto. In questo documento, in sostanza, si dicono due cose: 

Il no al rigassificatore non dovrebbe essere un no a prescindere, ma, una volta ottenute le necessarie garanzie dovrebbe diventare un sì, purché ci vengano garantite, con un Decreto Piombino, le opere necessarie allo sviluppo del territorio. 

Sarebbe stato un errore partecipare alla manifestazione del 16 luglio promossa dai comitati. 

Sul primo punto: io sono contrario al rigassificatore anche nel merito, per i seguenti motivi: • si impone a Piombino una nave rigassificatrice in un porto, che è una soluzione quasi inedita e sperimentale, e lo si fa con un procedimento semplificato, dal quale si esclude la procedura di VIA; • si ignora che a pochi chilometri da noi esiste un rigassificatore galleggiante già installato, che rappresenta, invece, una buona pratica in questo settore, che avrebbe potuto essere replicato in qualsiasi punto della costa italiana, tranne qui da noi, dove, santo dio, c’è un arcipelago (basta guardare un atlante); • si impone una sostanziale limitazione per tre anni della funzionalità del porto, cioè dell’unica infrastruttura significativa sulla quale siamo riusciti ad ottenere finanziamenti e risultati importanti e su cui puntiamo come motore del futuro sviluppo;• resta ancora tutto da dimostrare che l’inquinamento delle acque, in una zona chiusa come una darsena, non abbia effetti negativi sui vicini allevamenti di pesce e sull’ecosistema in generale;• nonostante tutti questi problemi il governo non ha mai voluto neanche provare a trovare una soluzione alternativa. 

Sono contrario, poi, per il metodo seguito, e lo sono in modo radicale, per i seguenti motivi: • la scelta è stata calata dall’alto, senza alcuna preventiva discussione con i cittadini; • nessun esponente del governo ha mai avuto il coraggio di mostrarsi a Piombino per assumersi la responsabilità politica di questa scelta; • questa imposizione viene dopo una serie di promesse non mantenute, di impegni divenuti carta straccia, di totale disinteresse, da parte dei ministri dell’ultimo governo, per la crisi della nostra siderurgia e per il nostro SIN; • questa imposizione colpisce una città impoverita, umiliata, ridotta a luogo di pensionati, cassaintegrati e sottoccupati che avrebbe meritato più comprensione e attenzione.

Da marzo ad oggi si poteva, almeno, mettere mano alle partite già finanziante e bloccate per motivi burocratici, quantomeno per dare alla città un segno di interesse, di serietà: quante riunioni sono state fatte al Ministero del Trasporti per sbloccare la 398? Quante riunioni sono state fatte al MITE per sbloccare la bonifica della falda? Per queste cose serve davvero un Decreto Piombino? Non basterebbe far funzionare le norme che ci sono, prima di affastellare nuova carta? 

Cosa è venuto, invece, dal governo? Il diktat di Draghi: basta proteste. Non una parola di conforto, di empatia, di impegno, Nulla. 

Di fronte a questo la lotta contro il rigassificatore è diventata quella di una comunità per la propria dignità, per far capire al mondo che anche noi contiamo qualcosa, che anche noi abbiamo dei diritti, oltre che dei doveri.

Nessuno nega che, qualora il governo imponga questa scelta ad una città contraria, gli si debba chiedere di farsi carico dei problemi della città, ma questo non richiede e non comporta un assenso a questa operazione. Le stesse cose, anzi, dovremmo chiederle anche se, come è possibile, il rigassificatore non arrivasse. Condizionare le due cose l’una all’altra è, secondo me, politicamente sbagliato. 

Quanto alla manifestazione organizzata dai comitati, ad essa hanno aderito, oltre che tutte le forze politiche di Piombino (tutte) i nostri sindaci e, soprattutto, un migliaio di piombinesi, tra i quali non pochi nostri elettori e sostenitori.  

Quale doveva essere il nostro atteggiamento? Isolarci dalla città? Lasciare quel corteo a Fratelli d’Italia? 

Si dice che questa gente ci insulta. Io sono stato a parlare con loro e non sono stato insultato. Gli autorevoli dirigenti che criticano le mie scelte sono, invece, gli stessi che, mettendosi contro la piazza e rifiutando qualsiasi confronto, hanno guidato il partito alla clamorosa sconfitta del 2019. 

I Comitati sono un fenomeno sempre più diffuso, in una società complessa, in cui non tutti i bisogni sono tempestivamente intercettati dalla politica. Non sempre gli si deve dare ragione, ma sempre ci si deve parlare, discutere, proporsi come un interlocutore. Ciò presuppone che si possa, se l’occasione lo richiede, sfilare con loro. 

Si preferisce, invece, tornare a chiudersi nelle nostre sezioni, al caldo delle nostre sicurezze e delle nostre intelligentissime elucubrazioni?

Io ve lo dico: non con me come segretario.

Mi viene chiesto di convocare la direzione per discutere la linea politica, nonostante siamo alla vigilia di una campagna elettorale che richiederebbe, piuttosto, di concentrarsi sul confronto con la destra. 

Benissimo. Se questa è la richiesta la direzione sarà convocata e il partito dovrà fare una scelta. Se si ritiene di tornare indietro ci saranno altri disponibili a farlo.

ANDREA BALDASSARRI

SEGRETARIO UNIONE COMUNALE PD PIOMBINO

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