Rubrica NapulegnArt, intervista col pittore Antonio Conte: “Le mie parole sono i miei colori”

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La Rubrica NapulegnArt fa nuovamente tappa nella casa della pittura. L’ospite di questa settimana è Antonio Conte, che per l’appunto fa il pittore. Conosciamolo meglio.

Parlaci di te: chi sei, cosa fai, qual è la tua arte

“Nasco a Napoli dove vivo e lavoro, da qualche mese ho una casa studio che amo chiamare Piccola Galleria Resistente dove ospito anche altri artisti e altre mostre.

Mi piace condividere tutto ciò con altre persone. Questo per me è soprattutto il senso dell’arte, è il mio modo di parlare e comunicare con gli altri. Le mie parole sono i miei colori, le mie frasi le mie tele.

Dipingo tutto ciò che vedo intorno a me e lo butto fuori sotto forma di segni e linee su vari supporti, tela, legno e prevalentemente carte. Queste sono le parole di Susanna Crispino, la mia curatrice che sintetizza così il mio lavoro:

Il taglio dei suoi dipinti richiama spesso i fotogrammi dei film o le tavole dei fumetti, i suoi soggetti sono rappresentati in una sospensione temporale e spaziale, al culmine o subito dopo il compimento di un’azione, su sfondi colorati che fanno da quinta scenica. Il segno appare rapido e veloce, anche quando la tecnica richiede una lunga elaborazione.

La creazione delle sue opere è un processo che assorbe tutte le sollecitazioni culturali che lo investono, spesso i titoli dei lavori richiamano testi di canzoni, titoli di libri ed i modelli per i soggetti spesso provengono dalla sua vita privata.

La sua ricerca artistica lo ha portato ad alternare l’uso di materiali tradizionali, come la tela e la tavola, con altri meno usuali, come giornali, carta da pacchi, locandine, poster e manifesti recuperati dalla strada.

L’uso del materiale pubblicitario è legato alla sua natura squisitamente espressiva ed alla sua carica estetica e comunicativa, su cui l’intervento pittorico si sovrappone solo parzialmente. Inoltre, nella scelta del singolo manifesto e nella difficoltà del suo recupero entra in gioco una componente dadaista legata al caso ed all’immanenza dell’opera, nonché all’hic et nunc della sua realizzazione”.

Cosa significa per te arte?

Attraverso l’arte ho sempre cercato di capire il mondo partendo dal mio punto di vista e ogni volta che provo a capirlo tendo a buttarlo fuori attraverso progetti mirati”.

Quale messaggio esprimi con la tua arte?

Sempre da un testo di Susanna Crispino:

“Mostra un interesse spiccato per la comunicazione massificata e la “civiltà dell’immagine” che trova espressione nei progetti Facce da Facebook (2009 – 2014), The Truman Show – La vita segreta di due pesciolini napoletani (2012 – 2013) e in Artisti in Quarantena (2014, sezione speciale della Biennale di Arte Contemporanea di Salerno).

Le sue riflessioni si concentrano sul rapporto tra potere e politica globale (Wargames, 2016) e il consumismo, contrapposto alla solidarietà ed alla condivisione.

Nascono così progetti che mirano all’inclusione (2017, Vivono in mezzo a noi, per BocsArt) e multidisciplinari (Contaminarsi, 2017), in collaborazione con poeti, musicisti e performer.

Il 2020 segna il passaggio dalle tematiche sociali ad una ricerca più intimista, cominciata già nell’anno precedente e stimolata dal lungo isolamento dovuto alla pandemia”.

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Redazione Napoli

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