Stamattina, 25 ottobre, a San Giuseppe Jato e a San Cipirello, entrambi in provincia di Palermo, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Monreale hanno dato eseguito dieci provvedimenti cautelari (otto dei quali in carcere, uno domiciliare e un’altro della sospensione dall’ufficio o servizio) emessi dal Tribunale di Palermo sulla base delle indagini che i militari hanno compiuto sotto la direzione di un pool di magistrati della locale Direzione Distrettuale Antimafia, coordinati dal Procuratore Aggiunto Salvatore De Luca, per le ipotesi di reato di associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, cessione di sostanze stupefacenti e accesso abusivo a sistema informatico.
Di seguito il video diffuso dai Carabinieri:
Le indagini, così come i reati contestati ai fermati, sono da riferire al periodo tra il febbraio 2017 e il novembre 2019.
Da quanto emerge dalle indagini, gli indagati esercitavano il controllo del territorio tramite metodi mafiosi nelle seguenti maniere:
Le indagini inoltre, si legge sul comunicato stampa giunto alla nostra redazione “hanno consentito ai Carabinieri di fornire concreti indizi circa quanto accaduto all’indomani dell’arresto di Bruno Ignazio, capo del mandamento
mafioso di San Giuseppe Jato, e di Simonetti Vincenzo, suo autista e consigliere, avvenuti, rispettivamente, nelle operazioni di polizia convenzionalmente denominate ‘Quattro.Zero’ e ‘Montereale’. I due uomini d’onore, anche durante la loro detenzione, hanno mantenuto stabili contatti con gli altri associati oggi destinatari del provvedimento
cautelare. In particolare, le comunicazioni avvenivano con Alamia Calogero e Licari Maurizio“…. “Gli altri indagati per associazione mafiosa, tutti in qualità di partecipi, sono Tinjala Nicusor, Bommarito Giuseppe, storico esponente di ‘Cosa Nostra’ e già condannato a 10 anni e 6 mesi di reclusione per associazione di tipo mafioso ed estorsione (sentenza divenuta irrevocabile nel 2006), e i figli Bommarito Calogero e Bommarito Giuseppe Antonio. Il provvedimento eseguito oggi colpisce anche Giangrande Massimiliano (al quale non viene però contestato il reato associativo)“.
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