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Sangue di Cristo

Rubano il “sangue di Cristo” ma lo restituiscono per paura della maledizione

Pubblicato il 12 Luglio, 2022

Suscitò grande scalpore il furto, risalente al 1° giugno, del “sangue di Cristo” all’interno della chiesa di Fécamp, in Normandia. Si tratta di un reliquiario preziosissimo che, secondo la tradizione, conterrebbe proprio il sangue di Cristo raccolto dopo la sua crocifissione.

Il ladro o i ladri forse neanche avevano idea di quello che avevano rubato e, dopo aver appreso del contenuto del prezioso reliquiario, hanno deciso di restituirlo per paura della maledizione.

La dinamica del furto del sangue di Cristo

Secondo le ricostruzioni delle forze dell’ordine, il ladro si nascose nella chiesa di Fécamp per poter restare solo all’orario di chiusura e fare piazza pulita di tutti gli oggetti più preziosi, tra i quali un calice per il vino, una pisside per l’Eucaristia, piatti liturgici e altri articoli d’oro.

In assoluto l’oggetto più prezioso era proprio il sangue di Cristo, custodito in una scatola di rame alta 30 centimetri e contenente due vitelli di piombo che, secondo la leggenda, furono riempiti proprio col sangue di Cristo raccolto nel Santo Graal dopo la sua crocifissione.

La reliquia è adornata con oro, pietre preziose e rappresentazioni di Cristo in croce e si racconta che fu sigillata in un baule prima di essere gettata nell’oceano ed essere ritrovata nel nord della Francia.

Il sangue di Cristo restituito per paura della maledizione all'”Indiana Jones olandese”

Subito dopo il furto della preziosissima reliquia fu allertato Arthur Brand, meglio noto come l’“Indiana Jones olandese”, soprannome che gli è stato affibbiato per la straordinaria capacità di ritrovare oggetti sacri rubati alla Chiesa, ma anche opere d’arte di incommensurabile valore: dai quadri di Picasso ad un anello appartenuto ad Oscar Wilde fino ad una scultura nota come i Cavalli di Hitler.

Brand subito dopo la sparizione del sangue di Cristo ricevette un’email da parte di un mittente anonimo che affermava di essere in possesso della preziosa reliquia: “Questa persona – racconta l’investigatore – mi ha contattato per conto di un’altra persona, nella cui casa si trovavano le reliquie rubate.

Ma avere l’ultima reliquia, il sangue di Gesù nella tua casa, rubata, è una maledizione. Quando hanno capito di cosa si trattava e che in realtà non potevano venderla, hanno capito che dovevano sbarazzarsene”.

Brand ha poi mostrato all’Agence France-Presse l’email scritta in olandese, dove il mittente anonimo dichiarava di voler restituire all’investigatore la reliquia, poiché sarebbe stato troppo rischioso consegnarla direttamente all’abbazia.

La figura misteriosa ha poi fatto sapere che avrebbe consegnato la reliquia a casa di Brand, senza però comunicare la data. E così un giorno Brand si è ritrovato una scatola di cartone sulla porta, dove era contenuta la preziosissima teca, e ha raccontato quei momenti emozionanti: “Come cattolico questo è quanto di più vicino alla leggenda di Gesù e del Santo Graal si possa ottenere. È stata un’esperienza autentica e religiosa”.

Foto Ansa EPA/Ramon Van Flymen

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