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Santa Sofia torna ad essere una moschea

Oggi il presidente Tayyip Erdogan ha firmato un decreto che riporta Santa Sofia allo status di moschea annullando una disposizione di Ataturk che la aveva trasformata in un museo.

Pubblicato il 11 Luglio, 2020

Oggi il presidente Tayyip Erdogan ha firmato un decreto che riporta Santa Sofia allo status di moschea annullando una disposizione di Ataturk che la aveva trasformata in un museo.

“È stato deciso che Santa Sofia sarà posta sotto l’amministrazione della Diyanet e sarà riaperta alla preghiera”. Ciò è quanto contenuto nel decreto odierno a firma del presidente turco Recep Tayyip Erdogan che di fatto annulla quanto stabilito nel 1934 dal padre della repubblica turca e allora presidente Mustafa Kemal Ataturk.

Costruita sotto il regno dell’imperatore bizantino Giustiniano, Hagia Sophia fu per secoli la sede principale della chiesa ortodossa orientale nonché luogo di incoronazione per i regnanti. In seguito alla conquista ottomana di Costantinopoli nel 1453 la struttura fu trasformata in una moschea e vi furono aggiunti i minareti. Più recentemente, con il decreto di Ataturk del 24 novembre 1934, Santa Sofia cessò di essere un luogo di culto e si trasformò in un importante museo capace lo scorso anno di registrare ben 3,7 milioni di visitatori.

Ora però sembra che le lo status di questo edificio stia per cambiare nuovamente grazie a una decisione, presa all’unanimità, da parte della decima sezione del massimo tribunale amministrativo di Ankara. La corte ha infatti deciso di accogliere un ricorso datato 2016 e inoltrato da un piccolo gruppo islamista locale, l’Associazione per la protezione dei monumenti storici e dell’ambiente. Secondo quanto stabilito dai giudici Santa Sofia apparterrebbe a una fondazione religiosa che la avrebbe avuta in eredità dal sultano ottomano Maometto II e sarebbe quindi illegittimo destinare tale complesso a un uso differente da quello di luogo di culto islamico.
Da qui l’annullamento da parte del Consiglio di Stato turco della precedente disposizione e l’annuncio che il sito di Hagia Sophia verrà posto sotto l’autorità statale per gli affari religiosi, un organo che gestisce le moschee della Turchia.

Qualche accenno di preghiera all’interno del sito monumentale si era però già registrato alcuni anni fa. Nel 2016 infatti, dopo 85 anni, dentro Hagia Sophia fu celebrata una preghiera islamica e in seguito si assegnò alla struttura un imam per il richiamo alla preghiera dai minareti e la lettura del Corano in specifiche occorrenze e anniversari. L’ultima occasione in cui si sono svolte delle preghiere in Santa Sofia è stata lo scorso 29 Maggio nella ricorrenza dell’anniversario della conquista di Costantinopoli da parte delle truppe ottomane. Tale iniziativa portò a settimane di polemiche con la Grecia.

Secondo quanto dichiarato oggi dal presidente turco alla nazione, Hagia Sophia sarà riaperta al culto islamico il 24 luglio con la preghiera del venerdì. Secondo Erdogan la riconversione in moschea di questo sito simbolo di Istanbul è un “diritto sovrano” della Turchia. Al contempo, ha assicurato il presidente, “con il suo nuovo status, Santa Sofia continuerà ad accogliere tutti. Come tutte le nostre moschee, le porte continueranno a essere aperte a tutti, turchi e stranieri, musulmani e non musulmani”. Poi ha anche precisando che in Turchia ci sono 435 fra chiese e sinagoghe aperte al culto e che questo “prova” che Ankara considera “la diversità come una ricchezza” e non intende assottigliare le libertà delle minoranze religiose.


Reazioni dal mondo:


L’emanazione di questo nuovo decreto, che per i turchi è una questione nazionale, ha però comportato una serie di reazioni a livello internazionale.

A Parigi l’ UNESCO, l’organismo culturale delle Nazioni Unite, ha espresso profondo rammarico per la decisione. Il direttore generale Audrey Azoulay ha affermato: “Il suo status di museo riflette la natura universale del suo patrimonio e lo rende un potente simbolo per il dialogo”.

Il ministro della Cultura del governo greco, Lina Mendoni, commenta negativamente la scelta del Consiglio di Stato turco: “La decisione odierna, nata dalla volontà politica del presidente Erdogan, è una provocazione aperta al mondo civile che riconosce il valore unico e la natura ecumenica del monumento”.


Anche Cipro reagisce davanti a questa decisione con una dichiarazione del ministro degli Esteri Nikos Christodoulides. Il paese “condanna fermamente le azioni della Turchia contro Hagia Sophia nel suo sforzo di distrarre l’opinione nazionale e invita la Turchia a rispettare i suoi obblighi internazionali”.

Perplessità anche dalla chiesa ortodossa: “È un vero peccato che le preoccupazioni della Chiesa ortodossa russa e di altre chiese ortodosse non siano state ascoltate. Questa decisione, purtroppo, non mira a conciliare le differenze esistenti, ma al contrario, può portare a divisioni ancora maggiori, come ha affermato il patriarca Kirill nella sua dichiarazione del 6 luglio” ciò è quanto dichiarato da Vladimir Legoida, un funzionario della Chiesa ortodossa russa, all’agenzia di stampa TASS.
Il patriarca Kirill, a capo della Chiesa ortodossa russa, ha chiesto infatti “prudenza” e il mantenimento dello “stato neutrale attuale” per la Basilica di Santa Sofia, che secondo lui era uno dei “simboli devotamente venerati” del cristianesimo.

Il segretario di Stato americano Mike Pompeo aveva invece già dichiarato il mese scorso che qualsiasi cambiamento minerebbe la capacità di Hagia Sophia di “di servire all’umanità come un ponte necessario tra le genti di fede, tradizioni e culture diverse”. I suoi commenti avevano suscitato un rimprovero da parte del ministero degli Esteri turco, secondo cui Hagia Sophia è una questione interna della sovranità nazionale turca.


Fonte: ANSA 10/07/2020 ore 19:16 / AGI ore 19:09 / Reuters / AP

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