Sant’Agata: la Patrona sola nel giorno della Festa e dello smarrimento

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C’è un’immagine che spiega tutto. Un’istantanea che racchiude Catania oggi, nel giorno più importante anche per chi non è un robusto cattolico, perché rappresenta l’essenza di un popolo. Il 5 febbraio, il giorno di Agata, di Sant’Agata, la Patrona di Catania.

La cameretta dove è custodito il busto reliquiario è già chiusa. Un mazzo di rose bianche poggiato sull’uscio serrato. La Patrona è sola nel giorno in cui sarebbe stata fra la sua gente, fra chi la ama. Dai devoti è’ percepita così la Festa che tale non è. Le restrizioni anti Covid hanno impedito quelle sensazioni carnali, fisiche che il simulacro venerato, il volto luminoso, sublima, materializzando quel che spiritualmente comunque è ovunque, quotidiano, perenne, raggiungibile col pensiero, con la preghiera. Nel giorno in cui è possibile riabbracciare l’Amata tanto attesa dopo un lungo viaggio, resta la distanza, che non può essere aggirata dagli streaming, dai video, da quell’essere “Devotamente collegati con la Cattedrale di Catania”, così come ha detto l’arcivescovo, prossimo a cedere la guida della Curia a mons. Luigi Renna, Salvatore Gristina all’inizio del suo ultimo pontificale.

Nell’epoca dei social, dei media fluidi, invadenti e fuori controllo, fa un effetto strano quel “devotamente collegati”. Sant’Agata non deve stare lì, gli occhi commossi di chi la adora sostituiti dal freddo obiettivo di una telecamera. E’ un senso di smarrimento che si percepisce ovunque, raccontato perfettamente da quei devoti che lo stesso hanno voluto raggiungere la Cattedrale, pur di essere più vicini possibile a lei, anche se costretti a rimanere dietro i cancelli chiusi del sagrato, anche se consapevoli di non poterla vedere. In ginocchio sulle scale.

“Quest’anno, come l’anno scorso, le processioni non possono svolgersi secondo le indicazioni che i Vescovi di Sicilia abbiamo prudentemente emanato a causa della pandemia. L’assenza delle processioni può aiutarci a comprendere meglio che partecipare a questi gesti di devozione in onore della Madonna e dei Santi, costituisce un pubblico impegno di voler camminare con loro, di vivere come loro”, ha spiegato Gristina durante il pontificale, quasi a lenire la sofferenza tangibile e invitando a riscoprire il significato vero dell’essere fedeli a un simbolo di valori profondi.

Quel simbolo al quale affida il nuovo arcivescovo che giungerà a Catania il 19 di questo mese e se stesso, annunciando che terminerà nel capoluogo etneo il suo percorso ecclesiale e umano: “Nuovamente affidiamo Sua Eccellenza Monsignor Luigi Renna alla protezione di Sant’Agata, alla quale affido anche me stesso affinché mi accompagni nell’ultimo tratto del cammino della mia vita. Anche per questo desidero trascorrere il resto dei giorni, che il Signore vorrà concedermi, in questa amata Chiesa catanese. Resterò così unito a voi, sotto la guida del nuovo Pastore, verso il quale fin d’ora e pubblicamente, nella fraternità episcopale, prometto rispetto ed obbedienza. Insieme pregheremo affinché la nostra Chiesa, la Chiesa della gloriosa nostra Patrona Sant’Agata, cresca nella fedeltà allo Sposo divino e nel multiforme servizio che il Signore le affida”.

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Alessandro Sofia

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