Sul fronte della scuola, il punto fermo resta quello del rientro in classe che non subirà slittamenti di sorta rispetto alle date previste, cioè tra il 7 e il 10 gennaio. È l’unico punto respinto dal governo dopo le richieste insistenti delle Regioni, che speravano di rinviare il ritorno a scuola dopo le vacanze natalizie a fronte dell’impennata dei contagi di Coronavirus degli ultimi giorni. Il principio di base del governo è di evitare il ricorso alla Didattica a distanza, così come allo smart working per gli statali.
L’idea è quindi quella di accogliere alcune delle proposte dei governatori, puntando a semplificare le regole nel caso emergano casi positivi in classe e quindi si debba ricorrere alla quarantena. Tra i punti d’accordo potrebbe esserci quindi l’introduzione del tampone non per tutti gli studenti della classe in cui sono emersi i casi di positività, ma solo a quelli sintomatici. Casi che potrebbero essere più dei quattro proposti dalle Regioni perché scatti la Dad.
I governatori chiedono poi che con i primi casi di positività si evitino le ore di educazioni fisica e di musica, con l’obbligo delle mascherine Ffp2 per tutti, oltre che una costante aerazione delle aule. Di sicuro non si discute più di misure differenziate tra studenti vaccinati e non vaccinati, ma la linea delle Regioni punta almeno a imporre maggiori restrizioni per quelle fasce d’età meno coperte dalle vaccinazioni rispetto alle altre. Quindi Dad con almeno due positivi in classe alle elementari e medie, tre per le superiori. E stop al tampone il primo giorno, ma un ricorso più diffuso ai test da casa. Norme su cui però le Regioni chiedono che sia il Cts a esprimersi.
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