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Scuola – Il governo punta alla strategia unica nazionale, ma sulla riapertura politica e scienza sono divisi

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Roma – E’ corsa contro il tempo per riaprire le scuole il 14 settembre e per tenerle aperte in sicurezza. In queste ore il governo sta incontrando le Regioni per giungere alla definizione di un protocollo condiviso che sottragga ai governatori la possibilità di chiudere le scuole, nel caso in cui anche un solo alunno risultasse positivo al Covid.

Il governo punta a realizzare una strategia nazionale, valida in tutte le scuole di ogni ordine e grado, che disciplini la materia nel suo complesso: il problema della gestione dell’anno scolastico, ormai alle porte, non riguarda solo il giorno fissato per la ripresa delle lezioni, investendo anche altri aspetti: cosa succede su uno studente risulta positivo al virus? Occorre isolare solo i compagni di classe che ha frequentato con maggiore assiduità? E’ necessario sospendere le lezioni nella classe interessata dal caso positivo, oppure devono essere sospese le lezioni in tutto l’istituto scolastico? L’uso della mascherina di protezione deve essere ritenuto obbligatorio per tutta la durata delle lezioni? Il presidente della regione Liguria, Giovanni Toti, non ritiene che l’uso del dispositivo di protezione individuale debba essere obbligatorio, altri governatori, come quello della Campania, Vincenzo De Luca, potrebbero assumere altre decisioni in ordine alle riaperture o alla reazione delle istituzioni in caso di contagio. Insomma, il rischio è che il problema sia gestito a macchia di leopardo sul territorio nazionale, con gravissimi conflitti di competenza e scontri istituzionali anche nei confronti delle autorità sanitarie. Numerosi sindaci stanno decidendo, per quanto di loro competenza, a fissare altre date per la riapertura. Ma per gli istituti superiori la competenza è affidata alle Province. Il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, ha deciso di intervenire direttamente sull’argomento per tentare di bloccare le fughe in avanti e alcune dichiarazioni, rese dai singoli ministri, che hanno ulteriormente intorbidito le acque. Nei fatti ha “sospeso” il ministro per la pubblica istruzione, Lucia Azzolina, e questa mattina Francesco Boccia, rivendica che la richiesta di commissariamento di Azzolina sarebbe stata avanzata dal Partito democratico.

Il governo vorrebbe apporre il sigillo alle direttive trasmesse dall’Istituto superiore di sanità, tuttavia al momento quella indicazione incrocia un diffuso dissenso da parte degli operatori scolastici e delle famiglie. Docenti ed assistenti scolastici, stranamente, non sono obbligati a sottoporsi al test sierologico, al momento solo il 30 percento degli interessati lo sta facendo oppure è disposto a farlo nei prossimi giorni. Dato non omogeneo su tutto il territorio nazionale, la Campania è pronta per affrontare l’ennesimo screening, altre regioni si stanno organizzando. Occorrerebbe renderlo obbligatorio per evitare che una buona parte di quel 70 percento del personale scolastico, oggi contrario al test, possa ripensarci tra qualche giorno mandando in tilt le strutture sanitarie, che non riuscirebbero più a trattare centinaia di migliaia di operatori. Cosa accadrebbe se un docente, che legittimamente ha ripreso le lezioni senza sottoporsi al test, risultasse positivo una settimana dopo la riapertura? Avendo tenuto lezione in più classi, la circostanza imporrebbe lo screening immediato per decine di studenti con la, ovvia, sospensione delle lezioni.

I nuovi banchi, di cui non si sa nulla in termini di chiarezza, dovrebbero essere pronti per la fine del mese di ottobre e fino a quel giorno sarà coerente tenere le lezioni con i vecchi banchi? Se l’anno scolastico dovesse iniziare “in sicurezza” con i vecchi banchi, allora sarebbe inutile sostituirli dopo circa due mesi. Altro elemento di scontro: in base all’età degli alunni, compresa tra cinque anni e diciotto anni, le regole devono essere differenti perché, evidentemente, è impossibile obbligare un bambino di cinque o sei anni ad indossare la mascherina per tutta la durata delle lezioni.

L’altra partita riguarda l’organizzazione del trasporto scolastico, il ministro per i trasporti, Paola De Micheli, ha diffuso il protocollo specifico secondo il quale i genitori dovrebbero misurare la temperatura corporea ai loro figli prima che essi salgano a bordo dello scuolabus, tenendo a casa chi ha la febbre o chi è stato a contatto con persone risultate positive al virus, gli autisti dovrebbero tenere un comportamento vigile per evitare gli assembramenti sul bus e dovrebbero provvedere ad igienizzare, sanificare e disinfettare il mezzo di trasporto almeno due volte al giorno.

E se si continuasse con lo smart working? Le mamme sembrano assolutamente contrarie perché tenere i figli a casa significherebbe rinunciare al lavoro.

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Tiziano Tedeschi

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