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Sedicenne ucciso a Capizzi: parla il vero bersaglio della sparatoria

Pubblicato il 3 Novembre 2025

“Dovevano sparare a me, mi avevano già minacciato”

Il 12 ottobre abbiamo avuto una lite, hanno preso a pedate la mia auto.
Avevano questa fissazione che mi dovevano sparare”.

Con queste parole, il vero bersaglio della sparatoria di Capizzi – in cui è stato ucciso il sedicenne Giuseppe Di Dio e ferito un giovane di 22 anni – ha raccontato la sua versione dei fatti al Tg1.

Le minacce prima dell’agguato

L’uomo ha spiegato che due settimane prima dell’omicidio era stato minacciato dai fratelli Giacomo e Mario Frasconà, fermati insieme al padre Antonio Frasconà con l’accusa di omicidio.
Mi hanno detto ‘vieni al cancello’, ma non sono andato perché sapevo che avevano una pistola”, ha ricordato.

La sera della tragedia

Secondo la ricostruzione, sabato sera Giacomo Frasconà, accompagnato dal padre e dal fratello, ha esploso almeno tre colpi d’arma da fuoco, colpendo mortalmente Giuseppe Di Dio.
Il giovane amico che era con lui è rimasto ferito, ma non è in pericolo di vita.

“Potevo essere io al posto di Giuseppe”

Sì, ci penso spesso. Potevo essere io al posto di Giuseppe e mi dispiace tantissimo per la sua famiglia”, ha confessato il vero bersaglio dell’agguato.
Oggi dice di sentirsi “più al sicuro”, ma chiede che i responsabili “restino in carcere a vita”. Fonte: Ansa

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