Cronaca

Serena Mollicone, per la giustizia italiana dovrai aspettare altri due mesi (dopo 20 anni)

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Guglielmo Mollicone dovrà ancora aspettare per avere giustizia. Non sono bastati 20 anni di depistaggi e coperture, anni di vergogne giudiziarie e umane, per dare a quest’uomo coraggioso la verità sull’omicidio della figlia Serena, barbaramente uccisa nel 2001 ad Arce. Guglielmo è morto due mesi fa, aspettando, e dovrà ancora aspettare perché il processo presso la Corte d’Assise è stato rinviato perché al Tribunale di Cassino non si trovano due magistrati. Forse si comincerà il 19 marzo.

L’ennesima beffa per un omicidio che nessuno voleva risolvere e solo la tenacia di Guglielmo ha condotto i presunti autori al processo. Gli imputati sono il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, all’epoca comandante della stazione di Arce, suo figlio Marco e la moglie Anna Maria, il maresciallo Vincenzo Quatrale, accusato di istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi, e l’appuntato Francesco Suprano, accusato di favoreggiamento.

Tutto avvenne verosimilmente nella caserma dei carabinieri di Arce, dove Serena Mollicone avrebbe discusso animatamente con Marco Mottola. Forse era sul punto di rivelare qualcosa che riguardava questioni importanti o forse di droga. La giovane sarebbe stata spinta e avrebbe battuto la testa contro la porta. Non era ancora morta quando la portarono in un boschetto: a quel punto l’avrebbero soffocata. Fu ritrovata con mani e piedi legati e la testa avvolta in un sacchetto di plastica.

A questo punto è cominciato un incredibile balletto di depistaggi. Venne accusato un carrozziere del posto, Carmine Belli, ma non c’entrava niente e dopo un anno e mezzo di carcere fu rimesso in libertà. Il brigadiere Tuzi, che era in quella caserma e testimoniò di aver visto entrare Serena ma di non averla vista uscire, si suicidò, forse per un senso di colpa per non aver potuto dire tutto prima.

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Redazione Nazionale

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