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Il sindaco De Luca sotto indagine per vilipendio, la risposta del primo cittadino

Pubblicato il 23 Giugno, 2020

Il sindaco De Luca può essere indagato per vilipendio al Governo. La denuncia di fine marzo del ministro Luciana Lamorgese per i toni e le parole usate dal primo cittadino di Messina durante l’emergenza Coronavirus può avere corso. Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha infatti autorizzato la Procura di Messina a procedere. Cateno De Luca è accusato di vilipendio (articolo 290 del codice penale) e per questo genere di reati l’azione penale può essere esercitata solo dopo l’autorizzazione del Guardasigilli.

Il sindaco De Luca a marzo aveva protestato agli imbarcaderi della città dello Stretto sostenendo di avere riscontrato in alcune auto che tentavano di sbarcare a Messina la mancanza  di autorizzazione allo spostamento e affermando tra l’altro: “Continuo a non comprendere come faccia il Viminale ad affermare che tutto è in regola e che le persone che arrivano sullo Stretto sono autorizzate. A questo punto o il Viminale si permette di diffondere notizie errate oppure chi riferisce i dati al Viminale lo fa omettendo di dire la realtà dei fatti”.

“Sono stati segnalati all’autorità giudiziaria i comportamenti tenuti dal sindaco di Messina perché censurabili sotto il profilo della violazione dell’articolo 290 del Codice penale (vilipendio della Repubblica, delle Istituzioni costituzionali e delle Forze armate)” scriveva il Viminale in una nota. “La decisione è stata assunta dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, a seguito delle parole gravemente offensive, e lesive dell’immagine per l’intera istituzione che lei rappresenta, pronunciate pubblicamente e con toni minacciosi e volgari”.

“Proprio in una fase emergenziale in cui dovrebbe prevalere il senso di solidarietà e lo spirito di leale collaborazione, le insistenti espressioni di offesa e di disprezzo, ripetute per giorni davanti ai media da parte del primo cittadino di Messina all’indirizzo del ministero dell’Interno, appaiono inaccettabili, e quindi censurabili sotto il profilo penale, per il rispetto che è dovuto da tutti i cittadini, e a maggior ragione da chi riveste una funzione pubblica anche indossando la fascia tricolore, alle istituzioni repubblicane e ai suoi rappresentanti”.

Dopo l’autorizzazione a procedere del ministro Bonafede, il sindaco De Luca ha risposto con una nota:“Potevo accettare l’implicito compromesso di Stato rinunciando a non impugnare la delibera della presidenza del Consiglio dei ministri di annullamento della banca dati ’si passa a condizione’ ed evitare così il processo per vilipendio? Assolutamente no! Con la delibera di giunta comunale n. 260 del 12 giugno scorso abbiamo conferito l’incarico legale per impugnare innanzi al Tar Lazio il decreto del presidente della Repubblica che aveva avallato la decisione del consiglio dei Ministri di annullare la mia ordinanza sindacale che introduceva dal 8 aprile scorso stringenti ma efficaci controlli per l’attraversamento dello stretto di Messina con l’obbligo di registrarsi alla banca dati ‘si passa a condizione’. Se non avessi fatto questa delibera probabilmente non sarei stato processato”

La Delibera di Giunta è la n. 260 del 12/06/2020 e riguarda “la proposizione di impugnazione, al Tribunale Amministrativo Regionale competente, del Decreto del Presidente della Repubblica del 9/04/2020 di annullamento straordinario dell’Ordinanza n. 105 del 5 aprile 2020 del Sindaco del comune di Messina, conferendo incarico di rappresentanza e difesa dell’Amministrazione Comunale agli Avv.ti Prof. Angelo Clarizia e Prof.  Carlo Taormina, anche in via disgiunta”.

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