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Spionaggio e cibo: lo scontro con la Russia costa 200 mln l’anno

Pubblicato il 2 Aprile, 2021

Il caso di spionaggio rischia di aggravare lo scontro con la Russia che è già costato all’agroalimentare Made in Italy 200 milioni di euro in media all’anno per mancate esportazioni, a causa dell’embargo deciso da Putin, che tuttora colpisce una importante lista di prodotti europei con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, come ritorsione alle sanzioni dell’Unione Europea. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti presentata in occasione del Summit con il Governo al centro congressi organizzato con Filiera Italia Rospigliosi a Roma, in riferimento all’operazione di spionaggio militare che ha portato all’arresto di un ufficiale della marina italiana e all’espulsione di due funzionari militari russi. L’agroalimentare – spiega la Coldiretti – è l’unico settore tuttora colpito direttamente dall’embargo deciso dalla Russia con decreto numero 778 del 7 agosto 2014 per la crisi in Ucraina e più volte rinnovato, che ha portato al completo azzeramento delle esportazioni in Russia dei prodotti presenti nella lista nera, dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, dal prosciutto di Parma a quello San Daniele, ma anche frutta e verdura. Al danno diretto delle mancate esportazioni in Russia si aggiunge – continua la Coldiretti – la beffa della diffusione sul mercato di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy realizzati in Russia (Parmesan, mozzarella, robiola, ecc) o nei Paesi non colpiti dall’embargo come scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta Made in Bielorussia, ma anche salame Milano, Parmesan e Gorgonzola di produzione Svizzera e Parmesan o Reggianito di origine brasiliana o argentina. Il danno – conclude la Coldiretti – riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, rischia di essere frenata per la mancanza degli ingredienti principali. In alcuni casi i piatti sono spariti dai menu mentre, in altri, sono stati sostituiti da tarocchi locali o esteri senza però che ci sia nella stragrande maggioranza dei ristoranti una chiara indicazione nei menu.

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