Per capire chi siamo, da dove veniamo, sarebbe sufficiente leggere ogni singola targa commemorativa apposta nei pressi di edifici d’epoca, oppure approfondire la toponomastica cittadina. Un vero patrimonio.
“Sul tronfio gorgo delle anime settecentesche, Tommaso Nicolò D’Aquino, la sua levò alta e virgiliana cantando in eleganti esametri di questa sua città nettunia le delizie, i clivi memori d’impero, le gesta ebaliche e il mito, armi duci e trionfi cristiani. Il Comune, glorificando il secondo centenario della morte dell’inclito poeta umanista, pose il 2 aprile 1921.”
Passeggiando lungo via D’Aquino, direzione canale navigabile, questo ricordo scolpito nel marmo non passa inosservato. Il 2 aprile 1721, all’età di 55 anni, moriva a Taranto colui che ha dato il nome alla via principale del Borgo. Fu sepolto nella chiesa di S. Agostino.
Scriveva il Carducci: “Fu Tommaso per quello che si appartiene all’estrinseca sua corporea figura, di statura mezzana, anzi che no: aveva testa grande, volto rotondo e maestoso, vaiolato, con verruca sul mento, naso proporzionato, e fronte larga. Occhi grandi e vivaci, colore olivastro. Usava parrucca detta alla Cavaliera e vestiva abiti nobili sì, ma non pomposi”.
Lo ricordiamo per la sua opera intitolata “Deliciae Tarentinae”. Un’opera che gli valse il titolo di “Principe degli epici latini” del suo secolo, un esempio di amore per la propria terra raccontata con forte emotività, tanto da immaginare di essere sdraiati sulle amene sponde del fiume Galeso. Un poema, di ispirazione virgiliana, degno di essere approfondito nelle scuole di ogni grado quale modo più opportuno di riappropriarci nelle nostre origini investendo sul futuro, i giovani. Un influencer del suo tempo, che attraverso la poesia, l’erudizione, la storia, l’amore, racconta il suo paese natìo.
L’uomo che celebrò i boschi d’Ebalia e la città dei Due Mari, “che il dolce clima rende più ricca insieme con tante bellezze della sua natura: dove il fiume Galeso bagna i campi ubertosi e pieno di gloria corre tranquillo nel suo piccolo alveo”.
Oggi lo ricordiamo, e ,contestualmente, tifiamo per un recupero del fiume Galeso, fonte d’ispirazione dei poeti dell’antichità e simbolo della nostra città. (Di Fabio Dal Cin)
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